Ravenna, Bunicci (Piloti) aspetta nuove assunzioni e spera in traffici costanti e in aumento
Elena Nencini
Le giornate di nebbia sono una delle problematiche più forti sentite dai piloti del porto di Ravenna d’inverno, un mestiere impegnativo. Scopo del lavoro del pilota è guidare la nave in sicurezza all’interno delle acque del porto, suggerendo le rotte da seguire al comandante, ma anche aiutandolo a stabilire i primi contatti con l’autorità marittima e i servizi tecnico-nautici.
Roberto Bunicci è capopilota dei Piloti di Ravenna, da tantissimi anni, dopo un breve periodo a Cagliari.
Quando nasce il gruppo Piloti di Ravenna e quanti uomini conta al momento?
«Nasce il 28 maggio del 1953 come Corporazione, ma già all’inizio del ‘900 ci sono le prime tracce di servizio Pratico del porto, come era chiamato allora. Al momento abbiamo 13 piloti e 5 pilotini, tra cui una donna».
Nelle giornate di nebbia, come capita in questo periodo, quali sono le problematiche che incontrate?
«Quando capitano le giornate di nebbia, si crea una concentrazione di navi in rada per le mancate partenze e ingressi, quindi nei giorni successivi, si crea una sorta di congestione perché dobbiamo creare una priorità per le navi, basata sui tempi di arrivo, sulle tipologie delle merci (quelle deperibili per esempio hanno la priorità sulle sabbie). Ma abbiamo anche altri fattori come le navi condizionate dalla luce oppure dalla marea, che hanno una finestra di ingresso limitata e quindi vanno privilegiate. In una giornata normale è abbastanza semplice gestire il servizio. Nelle giornate post nebbia, con 50-60 navi in rada, ci vuole tempo a ripristinare un traffico scorrevole. Anche perché ci sono solo 5 rimorchiatori che rimangono impegnati con una nave da un’ora a un’ora e mezza e quindi si creano dei tempi di attesa. Abbiamo avuto fino a 40-45 navi al giorno nell’arco delle 24 ore adesso arriviamo a un massimo di 35».
C’è soltanto una donna tra i vostri conduttori, è ancora un mestiere tipicamente maschile?
«Le donne in campo marittimo sono ben inserite e credo si possa parlare tranquillamente di parità di genere, non ci sono limitazioni quando vogliono resistere alle difficoltà di questo lavoro. A Ravenna siamo stati i primi in Italia ad assumere una donna come pilotina, che oggi conta 21 anni di servizio. Poi a Venezia, 14 anni fa è stata assunta la prima donna pilota, poi la seconda nel porto di Augusta. I driver delle pilotine sono i nostri angeli custodi che ci portano avanti e indietro e ci assistono nei momenti di maggiore difficoltà».
Parliamo dei fondali.
«È l’80% del nostro lavoro, quando il pilota guarda la prua della nave, il comandante vede l’acqua, il pilota vede l’acqua e immagina cosa c’è sotto di essa. Il nostro lavoro è avere nella testa l’orografia sottomarina dei fondali e intuire in anticipo, tutte le reazioni ed interazioni che si possono generare. Questa è la sfida. Nessun comandante potrebbe conoscere i fondali come noi.
I mammelloni o accumuli di sabbia non sono nient’altro che il naturale effetto del moto delle acque, create dal moto ondoso, dal trascinamento delle sabbie per il passaggio delle navi, ma non solo. Questo è tipico di fondali morbidi come i nostri, molto limacciosi».
Ci sono in programma dei pensionamenti del personale?
«Si, nel 2022, perderemo altre due unità e ci stiamo attrezzando per ripianare l’organico».
Quali potrebbero essere i suoi desiderata per i Piloti e per un miglioramento del servizio?
«Vorrei traffici costanti, anche con un eventuale aumento e miglioramento della qualità delle navi e dei suoi equipaggi. E’ poi necessario ripianare l’organico al più presto, perché un pilota non lo prendiamo all’ufficio collocamento, ma è necessario un concorso pubblico e una successiva formazione con mesi di affiancamento. Ci vogliono da un anno e mezzo a due anni almeno, tra concorso e formazione, per avere un pilota pronto. Ecco perché siamo partiti adesso: devo garantire una giusta turnazione ai piloti per dare un servizio di qualità».
L’allarme coronavirus di cui si parla in questi giorni, vi preoccupa?
«Siamo i primi ad arrivare sulla nave e gli ultimi a lasciarla, quindi siamo fortemente coinvolti. La capitaneria che coordina le entrate delle navi si è attivata prontamente e ha dato precise indicazioni per fornire le migliori garanzie di sicurezza. Credo che ci sia molto allarmismo. Noi prendiamo le nostre cautele, nel caso usiamo mascherine e guanti di lattice. Seguiamo attentamente le prescrizioni che ci sono state date, siamo attenti senza farci prendere da aspetti emotivi».