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Non è sempre facile coinvolgere le nuove generazioni intorno ai temi ambientali. E non è nemmeno facile, magari per chi ha trenta-quarant’anni, riuscire a trovare il tempo per dedicarsi attivamente. Lo conferma Riccardo Ricci Petitoni, presidente dell’associazione Radici nata per occuparsi di agricoltura urbana e sostenibilità: «Stiamo vivendo una fase di stallo – spiega – perché non solo è difficile trovare altre persone interessate oltre al nucleo fondatore originario ma perché molti di noi hanno messo su famiglia e faticano a ritagliarsi tempo. Ma c’è anche un altro problema: esistono diverse piccole associazioni che forse dovrebbero lavorare insieme per azioni più incisive. Noi, nel frattempo, lanciamo un appello affinché chi è interessato si faccia avanti». Radici ha iniziato anni fa con delle installazioni dentro casse agricole in Darsena, che però non è stato facile innaffiare e tenere curate». Dentro il Pop Up, esiste un container che funziona da ripostiglio di Radici e che sarebbe dovuto diventare un punto di aggregazione: «Abbiamo anche realizzato un orto sensoriale per gli anziani della casa di cura Garibaldi e lavorato in alcune scuole, dando vita a un orto verticale e organizzando la giornata della ciclabilità. Crediamo molto nel lavoro educativo e culturale, nell’importanza che i cittadini capiscano che portare la campagna in città non è un esercizio agricolo ma significa riallacciare il legame con la stagionalità delle colture, con le necessità delle piante e degli animali, con l’idea che ciò che mangiamo ha una sua storia. Al di là del depotenziamento della nostra base, vorremmo che si continuasse a lavorare sulla filiera alimentare e sulle scelte che vi stanno dietro».
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