Parigi 2024, la leggendaria Josefa Idem e i Giochi: «L’oro vinto a Sydney e gli argenti di Atene e Pechino: le 8 Olimpiadi mi hanno insegnato sempre qualcosa»

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Luca Alberto Montanari
Per tenere la contabilità delle Olimpiadi a cui ha partecipato nella sua chilometrica e leggendaria carriera Josefa Idem non bastano le dita di una mano. Di mani bisogna aprirne due, perché la fuoriclasse ravennate del kayak è stata ben otto volte ai Giochi. Moltiplicando per 4 anni, cioè il tempo che passa da una Olimpiade all’altra, si arriva addirittura a quota 32, praticamente una vita intera o, se preferite, un lunghissimo giro del mondo che abbraccia Los Angeles (1984), Seul (1988), Barcellona (1992), Atlanta (1996), Sydney (2000), Atene (2004), Pechino (2008) e Londra (2012). «Sono stata la prima donna al mondo ad aver partecipato a 8 Olimpiadi», dichiara con orgoglio la formidabile atleta di Santerno classe 1964, che scelse di ritirarsi proprio 12 anni fa al termine dei Giochi di Londra. Oggi, alla vigilia di Parigi 2024, la Idem si racconta con uno sguardo al passato, al presente e anche al futuro.
Josefa, per lei cosa rappresentano esattamente i Giochi? Si respira davvero un’aria diversa durante le Olimpiadi?
«Sì, assolutamente, le Olimpiadi sono l’essenza dello sport, molto meglio di un Europeo o di un Mondiale, che si corrono a cadenza decisamente più ridotta ad eccezione di qualche sport come il calcio. Il lato magico delle Olimpiadi è innanzitutto uno: poter mischiare tutti i più forti atleti di tutti gli sport nello stesso momento e nello stesso luogo. Le Olimpiadi sono una grande festa e una grande gioia e il villaggio olimpico un posto magico, perché solo ai Giochi possono vedersi insieme così tanti sportivi». 
Nella sua sterminata e straordinaria carriera, qual è il ricordo più bello?
«A livello sportivo la medaglia d’oro che ho vinto a Sydney nel 2000, quando sono salita davvero sull’Olimpo per la prima volta in carriera. Al di là della vittoria, quelle del 2000 sono state le Olimpiadi più belle e che ricordo più volentieri».
Della gara del K-500, invece, cosa ricorda?
«Era una giornata particolare e difficile, perché c’era tantissimo vento e le insidie erano parecchie. Ricordo che dalle 9 alle 15 vennero rinviate proprio per il vento tantissime gare e per questo regnava l’incertezza. Ma soprattutto ricordo il grande nervosismo per l’attesa. Poi, una volta in acqua, la scarica di adrenalina fu molto intensa».
Nelle due Olimpiadi successive vinse altrettanti argenti, prima ad Atene e poi a Pechino. Ha qualche rimpianto ripensando a quelle due medaglie?
«Ci mancherebbe, nessun rimpianto. A Pechino sono arrivata seconda per appena 4 millesimi, ma non posso dire di aver perso l’oro. Sono orgogliosa di aver vinto l’argento, perché una medaglia olimpica per me non ha colore, ma solo tanto prestigio. Nella mia carriera non ho mai pensato di aver buttato via due medaglie d’oro ai Giochi, ma ho sempre rivendicato con orgoglio i due argenti. Mi sarebbe bastato un colpo in più nel 2008, ma salire sul podio è stato ugualmente un privilegio. Quanto all’argento di Atene nel 2004, ricordo le condizioni meteo quasi al limite per il vento. Fu una gara molto difficile, ma anche in quel caso strappai una medaglia di grandissimo spessore».
Nel 2012 a Londra ha scelto di annunciare il suo addio alla canoa dopo la gara olimpica.
«Sì, fu la mia ultima esperienza. C’era un’emozione particolare, perché arrivavo da un quadriennio molto faticoso e difficile. Sono stata molte volte indietro e a volte non riuscivo neppure a entrare nelle finali. Quell’Olimpiade era un azzardo, ma feci ugualmente un capolavoro riuscendo a qualificarmi per la finale, battendo gente che agli Europei di due mesi mi aveva sempre sconfitto. In finale feci una buona gara, anche se non avevo una buona carica agonistica, perché ero stanca. Ma un quinto posto a 48 anni fu un grande risultato».
Come giudica il suo lunghissimo percorso sportivo? E cosa le ha insegnato?
«La mia è stata una storia molto lunga e bellissima. Sono riuscita a togliermi tantissime soddisfazioni dentro un viaggio che mi ha insegnato tanto. Primo insegnamento: bisogna sempre restare concentrati ed essere pronti ad accogliere i cambiamenti, cercando sempre di adattarsi a ogni situazione. Sono sempre spuntati nuovi avversari da Paesi che hanno rivendicato autonomia e indipendenza, ho gareggiato con due figli, ho girato il mondo e disputato ben otto Olimpiadi. La più grande lezione che ho portato a casa in questo splendido viaggio è stata una: imparare da ogni momento. Ecco, nella mia carriera penso di aver sempre imparato qualcosa di nuovo e di diverso».
Al netto dei risultati sportivi, qual è stata l’Olimpiade più bella se pensa esclusivamente alla location?
«Sono sempre stata amante dell’Australia, quindi dico Sydney 2000. Mi è piaciuta tantissimo e l’oro non c’entra in questo caso».
Il posto meno bello?
«Non si può dire. Le Olimpiadi sono belle anche nei posti meno belli».
Guarderà le Olimpiadi di Parigi?
«Quando ci sono i Giochi, io non mi perdo neanche una gara. Guardo davvero tutto, una full immersion di 20 giorni».
Qual è il suo sport preferito ai Giochi?
«Mi piacciono tantissimo l’atletica leggera e il nuoto, ma davvero guardo tutto».
Oggi cosa fa Josefa Idem?
«Di recente ho aperto il mio sito. Mi sono laureata in psicologia e sono psicologa del lavoro. Lavoro con la Figc a livello giovanile e faccio formazione aziendale e consulenza».
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