Parigi 2024, la faentina Raffaella Reggi e i sogni dell'Ital-tennis: «Canè ed io, gli unici sul podio ai Giochi: Sara Errani può vincere una medaglia con Paolini»

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Tomaso Palli
Raffaella Reggi, faentina, di Olimpiadi ne ha disputate tre da tennista. Quella di Los Angeles nel 1984 con la prestigiosa medaglia di bronzo vinta, e poi ancora a Seul nel 1988 e Barcellona, la sua ultima, nel 1992. A Parigi ci sarà un’altra romagnola, capace invece di raggiungere quota cinque Giochi Olimpici: si tratta di Sara Errani, impegnata con Jasmine Paolini in quel doppio al femminile che, recentemente, ci ha regalato non poche soddisfazioni. L’attuale giornalista e voce di Sky Sport offre così la sua visione sui Giochi, lato tennis, nella speranza che «accanto a me e a Paolo Canè (tennisti medagliati alle Olimpiadi, ndr) si aggiunga qualcun altro, magari con una medaglia più prestigiosa».
Tre Giochi Olimpici e un bronzo: che significato ha, per Raffaella Reggi, l’Olimpiade?
«Vestire la maglia azzurra e rappresentare l’Italia è sempre stata una priorità. Sono riuscita a partecipare a tre Olimpiadi che hanno segnato tappe importanti della mia carriera, più un’altra da capitana. Io l’ho sempre detto: le Olimpiadi devono essere fatte una volta ogni anno perché in grado di farti vivere una realtà ben diversa dai tornei normali. Sei atleta ma anche tifosa perché vai a vedere altri sport e vieni coinvolta in cose extra disciplina, riesci a confrontarti con altri atleti e le loro esperienze a 360°. Parlare di Olimpiadi mi rende veramente orgogliosa». 
Un’attesa per tutti, atleti e tifosi. 
«Ricordo che sin da bambina le guardavo con i miei genitori e i miei nonni. È una cosa che parte veramente da lontano, sin da ragazzina. Poi quella medaglia di bronzo: a volte un giretto me lo faccio ancora, la guardo e la spolvero passandola tra le mie mani. Perché in fondo siamo stati in due, io e Paolo Canè. Ma credo e spero che quest’anno il nostro record verrà aggiornato: da Sinner alla stessa Paolini, anche in doppio con Sara, ci sono veramente le possibilità di andare a medaglia». 
Sarà la quinta Olimpiadi di Errani, un numero davvero enorme.
«Vent’anni di carriera strepitosi. Non molla perché pensa di poter dare ancora qualcosa a questo sport, la passione è forte e porta Sara ad essere qui, mettersi in discussione e pensando realmente ad una medaglia in coppia con Paolini. Credo che abbia dato a Jasmine una grandissima mano nel salto di qualità degli ultimi mesi: Paolini non voleva giocare il doppio, non era nella sua testa, ma Furlan (suo allenatore, ndr) le ha fatto cambiare idea. E avere una compagna come Sara è importante, una che ha vinto tutte le prove dello Slam, in doppio sa il fatto suo e le ha dato anche quella spinta in più in singolare. Credo che per Errani riuscire a dare quello stimolo in più a Paolini, fuori e dentro al campo, valga molto». 
Una coppia che ha fatto benissimo. Cosa aspettarci?
«Dipenderà molto dal sorteggio (giovedì 25 a giornale in stampa, ndr). Vedere come va e da lì capire quali scenari si potranno aprire. Sara è andata a un passo da una medaglia in coppia con Vinci, ma il sorteggio le ha messe davanti alle sorelle Williams. Sarà fondamentale, come poi in singolare, e dopo potremmo trarre qualche spunto».
Come pensa potrà vivere questa quinta Olimpiade?
«Può essere solo che orgogliosa. Ma non credo che possa essere un traguardo e l’idea, se sta bene, sarà quella di continuare a giocare. La sensazione è questa, non ha mai parlato di ritiro ma chissà: una medaglia potrebbe diventare la giusta chiusura del cerchio. La mia decisione di smettere di giocare è arrivata proprio dopo le Olimpiadi di Barcellona, senza dire niente a nessuno. È una decisione molto soggettiva, privata ed è complicato fare delle ipotesi. Per quello che sto vedendo, l’idea è di giocare fino a fine anno. E poi, chissà».
Non solo Errani e doppio, anche singolare con la stessa Paolini, Cocciaretto e Bronzetti. Speranze?
«Siamo sulla terra e già questo, per noi, può essere un fattore positivo. In più, quando si gioca per la propria nazione, ragazze e ragazzi riescono a dare quel qualcosa in più come nella vittoria in Coppa Davis e nella finale della Billie Jean King Cup. Penso che possano fare molto bene tutti quanti». 
Al maschile, invece, qualche aspettativa in più?
«Direi di sì. Sinner, Musetti che sulla terra ha dimostrato di poter giocare bene, Bolelli e Vavassori che stanno facendo cose straordinarie… credo che le possibilità e le ambizioni ci siano. Attendiamo questo benedetto sorteggio e a quel punto vedremo. Me lo auguro perché siamo davvero fortunati in questo periodo sia a livello maschile che femminile, e io in primis nel poterli commentare: la medaglia sarebbe la ciliegina sulla torta».
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