Padel, Faenza ripartirà dalla Serie B: «Questa è la nostra vera dimensione»

Romagna | 19 Novembre 2024 Sport
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Tomaso Palli
Un anno nell’olimpo del padel italiano, dimostratosi poi tutt’altro, e ritorno. È stato questo il percorso del Faenza Padel che, retrocesso al termine della stagione, nella prossima tornerà a disputare il campionato di Serie B. «Non è stata un’esperienza negativa per la squadra (Mattia Assirelli, Jacopo Bagnaresi, Pietro Castellari, Matteo Mancini, Ivano Martelli, Marco Mismetti, Giacomo Morozzi, Riccardo Porisini e Marc Quilez, ndr) - racconta Ivano Martelli, giocatore e uno dei responsabile del Padel Faenza - e i motivi sono tanti, ma ora torniamo nel campionato di B che è davvero la nostra dimensione. Siamo però una mosca bianca di questo sport». 
Martelli, cosa intende per «mosca bianca»?
«Dal 2019 a oggi siamo sempre stati tra A e B. Tanti circoli, invece, hanno l’exploit di due o tre stagioni per poi sciogliersi e ripartire. Penso a Misano, Imola e diversi altri. Noi siamo riusciti a dare costanza mantenendo un livello molto alto, che quest’anno sarà di nuovo quello della Serie B. E lo facciamo con molta umiltà ma altrettanta serietà». 
Non è la vostra unica attività?
«Accanto alla squadra che farà il campionato nazionale di B, ce ne sono anche due che partecipano ai campionati regionali di C e D. Questo per il settore agonistico vero e proprio. C’è poi un altro tipo di competizioni che si ricollegano a enti come Uisp o Msp. E proprio nel Msp, nell’ultima stagione, siamo diventati campioni regionali». 
Torniamo all’ultima stagione. Che esperienza è stata la Serie A?
«Negativa. Inizialmente, anche in caso di salvezza, pensavamo di non iscriverci nuovamente alla Serie A ma abbiamo scoperto che, così facendo, saremmo stati costretti a ripartire dalla D e non più dalla B. Alla fine, però, siamo tornati in B per i risultati». 
Negativa solo per la retrocessione?
«L’esperienza è stata negativa. E il motivo principale è che la Serie A non si può considerare un vero campionato: sono quattro girone da tre squadre, senza andate e ritorno, dove si giocano solo due partite, una in casa e una in trasferta. Quindi, dal punto di vista dell’agonismo, è un campionato che non esiste. E in più, ti trovi a giocare praticamente contro soli professionisti, tra cui anche stranieri e oriundi il cui livello non centra assolutamente nulla con il livello del padel italiano, non solo con il nostro». 
Una formula da rivedere?
«Veramente brutta e che non dà alcuno stimolo e si esaurisce in due settimane. Noi, per esempio, abbiamo giocato una partita il 16 marzo, una il 23 e stop, campionato finito. Poi ci siamo ritrovati tre mesi dopo per una partita di playout. È un format che complica anche la ricerca delle sponsorizzazioni: come puoi convincere uno sponsor locale a mettere il logo sulla tua maglietta quando giochi una sola partita in casa e l’altra, se va bene, a 300 chilometri di distanza? L’appeal è pari a zero».
Salviamo qualcosa della stagione in A?
«Il blasone dell’esserci stati, dall’aver giocato in Serie A diventando uno dei 12 migliori circoli in Italia. È l’unica cosa positiva, se vogliamo davvero trovarla».
Cosa aspettarsi dalla prossima stagione, nuovamente in Serie B?
«La premessa da fare è che la Serie B è la nostra dimensione, l’anno scorso, indipendentemente dalla situazione, eravamo fuori contesto. Per questo motivo credo che la motivazione di giocare in B sarà alta. Sappiamo cosa ci aspetta, un vero e proprio campionato con tutte le dinamiche tipiche di un torneo di questo tipo: dall’aspetto psicologico, alla presenza di andata e ritorno, una modalità che porta a tattiche e pretattiche, a seguire le classifiche e i risultati che arrivano dagli altri campi. La squadra è motivata perché sa di essere dove deve stare. L’aspettativa minima è naturalmente di raggiungere la salvezza, ma restiamo in attesa di conoscere eventuali modifiche nel formato tra chi retrocede direttamente, la presenza o meno dei playout, chi si salva (senza andare alla post season, ndr) e chi, invece, si qualifica per i playout, quelli che due anni fa ci portarono appunto in Serie A». 
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