Riccardo Isola - Si parla tanto di sottozone, le Menzioni geografiche aggiuntive (Mga), per il Romagna Sangiovese Doc (sono 12 da Imola al riminese). Tra quelle presenti in terra di Romagna, una, anticipando in modo netto e incontrovertibile tutte le altre, da cinque anni ha iniziato un racconto corale per dare un senso geografico, identitario, concreto e quindi vitivinicolo: Modigliana. Una presa del testimone che ha sbaragliato i tentennamenti che su questo tema si stavano accumulando incomprensibilimente. Difficile è pensare che si possa creare un mosaico così micro determinato per la produzione del vino in Romagna senza parallamente iniziare una propedeutica comunicativa efficace. Modigliana lo ha capito e ha iniziato, forte, forse, di alcune autentiche caratteristiche che ne potevano amplificare l’eco e la permeabilità. Qui, infatti, l’espressività liquida delle vigne dona un pedigree in cui sono la sottigliezza, la freschezza che sconfina in molti casi in vegetale balsamicità in cui eleganza e longevità sono i binari entro cui sfrecciano le peculiarità organolettiche di ogni singola interpretazione di cantina la caratterizzano. Da qui la necessità di narrare questa peculiarità di terroir. Una lirismo che non è ridondante ma essenziale, multi personale, condiviso, autentico. Con un detto sicuramente stra abusato, e molte volte senza però dimostrazione concreta d’intenti, qui si è visto cosa voglia dire «l’unione fa la forza».
TERRITORIO E VINO
Suoli sciolti e sabbiosi, scheletro millenario di marne e arenarie, sono un vero e prorio unicum geologico in Romagna. Il tutto distribuito in una geografia montuosa che vede tre valli disegnare imprinting morfologici straordinari e unici: Ibola, Tramazzo e Acereta. Se l’Ibola «è la valle più corta e stretta, la cosiddetta valfredda - sottolinea uno dei produttori nonché wine writer, Giorgio Melandri - presenta pareti scoscese, una forte inversione termica che donano ai Sangiovese coltivati in questo aspro Appennino speziature e agrume, con austerità e profondità nei profumi» quella del Tramazzo rappresenta la gentilezza. «Nascono vini che sono balsamici, minerali con sfaccettature di spezie e fiori». Infine c’è l’Acerreta «dove predominano - sottolinea Melandri - il bosco. Tra Brisighella e Modigliana, da qui nascono vini che sanno di materia e terra, con un frutto presente e bocche sapide e fresche».
SUOLO, BOSCO, ALTURA
A Modigliana il mix perfetto, è dato così da una “triplice alleanza” fatta di suolo, bosco e altimetria. A cui l’uomo, il vignerol, ne è accompagnatore, tutore e megafono al tempo stesso. Ma servono una didattica di palato e di approccio nuove. Soprattutto partendo da quell’enclave romagnola, in ambito nazionale e a maggior ragione internazionale, che difficilmente riesce a emergere in modo distintivo e fermo. L’eleganza e la finezza sono caratteristiche che difficilmente si riescono a veicolare se si parla del «Sangiovese nella terra del Passatore». E se questo è vero tra gli addetti ai lavori e professionisti del settore, proviamo a immaginare cosa potrà pensare l’opinione pubblica generale. Educare i palati e le menti alla differenza, alla ricerca della cosiddetta «chicca enoica» non è così più una velleità per profeti e visionari, ma sta diventando una sintassi produttiva ben precisa, almeno in questo Appennino Tosco-Romagnolo posto a sud della via Emilia. C’è un indirizzo, dato dal territorio stesso, che può e deve essere veicolato per quello che è. Le mode, in certi casi, e soprattutto perchè no, possono anche essere dettate da questa Romagna che non è più solo cooperazione e corpulenza. Saper raccontare, divulgare, far conoscere e soprattutto far apprezzare efficacemente è forse la quarta scia, ancora mancante graficamente, nella coda stessa del simbolo della Stella dell’Appennino modiglianese. Perché Modigliana non «se la suona e se la canta» ma ha voglia e spinta per condividere un’idea in vetro che sta, piano piano, conquistando il mercato.
QUINTO EVENTO
Dopo lo stop, in presenza, dovuto alla recrudescente pandemia del 2020, che ha visto lo stesso prendere corpo un interessante progetto di comunicazione multimediale e di testimonianza tramite la rete, oggi si ritorna in presenza ad alzare calci, a comparare sorsi, a vivere un’esperienza enologica che è cultura, promozione, valorizzazione e soprattutto contenuto. Nel week-end dell’11 e 12 settembre, ma le cantine sono sempre disponibili a raccogliere curiosi, a Modigliana si terrà una due giorni in cui verrà presentato il Sangiovese 2018. Lo si farà anche con due importanti novità come la realizzazione di una carta delle zone di Modigliana e come un concorso che tramite il giudizio di giornalisti ed esperti riconoscerà un premio, che ogni anno sarà itinerante a seconda dei vincitori, come miglior esempio di produzione made in Appennino. Per avere una visione del programma in dettaglio si veda il box a fondo pagina.
SORSI DAL 2018
Per entrare nello specifico di quello che ci si dovrà aspettare e di quello che si potrà assaggiare è lo stesso Melandri ad anticipare i principali indicatori enologici dell’annata. «I vini del 2018 - conferma - sono figli di un’annata scarica. Sono quindi sorsi sottili che hanno bisogno di tanto riposo in bottiglia per iniziare a superare quella timidezza organolettica che altrimente emergerebbe. Altra caratteristica è figlia di questa prima e precisamente l’eleganza. Al sorso sono freschi, sono lineari, sottili in cui al frutto si sostituisce una complessità più in filigrana con balsamicità e mineralità».
L’ASSOCIAZIONE
Nel 2017 i produttori del territorio compreso tra le valli del Tramazo, Acerreta e Ibola decidono di dare il via al progetto «Modigliana, stella dell’Appennino». Un vocabolario condiviso per un lessico e un racconto nuovo che vuole mettere al centro le specificità territoriali invece che i singoli marchi. E’ uno dei primi esempi di cambio di paradigma narrativo, che il mondo vitivinicolo ha abbracciato in modo corale, sul racconto basato soprattutto sul Sangiovese. Tutto questo racchiuso in un simbolo, un ideogramma, ideato dal grafico faentino Enrico Stradaioli, a forma di stella cometa formata da due elementi rappresentativi dell’identità di terroir. Una coda con tre linee in rappresentanza delle altrettante valli che ne definiscono il territorio e la stella. Gli undici produttori che fanno parte dell’Associazione Stella dell’Appennino sono: Cantine Intesa, Casetta dei Frati, Ronchi di Castelluccio, Fondo San Giuseppe, Lu.Va., Menta e Rosmarino, Mutiliana, Il Pratello, Il Teatro, Torre San Martino, Villa Papiano.
IL PROGRAMMA DELLA DUE GIORNI
Sabato 11 settembre 2021. Borghetto di Brola, Modigliana
Ore 18 Borghetto di Brola. Accoglienza degli ospiti e piccola lezione sulla Romagna e sul territorio di Modigliana. Presentazione della carta delle zone di Modigliana
Ore 20,20 Cena di benvenuto con una selezione di vini dei soci di Stella. La cena ha come tema la
mora romagnola cotta alla brace. La mora romagnola semibrada è della Macelleria Zivieri di Bologna
Domenica 12 settembre 2021. Borghetto di Brola
Ore 9 presentazione dell’annata 2018 a cura di Francesco Bordini e Giorgio Melandri
Ore 9,30-11,30 Degustazione cieca per il concorso “La Stella 2018”
Dalle ore 11,30 alle 17 banchi di assaggio aperti ai giornalisti e ospiti presenti
Ore 13,30 pranzo al Borghetto a cura de La Baita Faenza
Ore 15 Degustazione a tema Modigliana condotta da Nelson Pari