Legge contro l’omofobia, Arcigay Ravenna: "Una vittoria a metà"

«Siamo contenti, finalmente l’abbiamo ottenuta. Ci sono lacune importanti ma l’impianto è comunque buono». Ciro Di Maio, presidente dell’Arcigay «Dan Arevalos» di Ravenna, commenta così l’approvazione, da parte dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, della legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dell’orientamento sessuale. Il via libera è arrivato dopo 40 ore di seduta fiume determinate dal fatto che l’opposizione ha presentato 1800 emendamenti: «Definirei vergognoso – afferma Di Maio - il tentativo di bypassare i processi democratici con un ostruzionismo così pesante. In ogni caso, questa legge ce la siamo portata a casa. Quando sono diventato presidente di Arcigay, il 25 maggio dello scorso anno, ho inserito nelle priorità della mia agenda proprio la legge contro l’omotransnegatività. Non a caso, il primo atto che ho portato avanti è stato il convegno organizzato poi alla sala Buzzi per analizzare la proposta di legge in questione. Un evento importante sostenuto anche dall’Amministrazione comunale, che poi ha aderito a Re.A.Dy (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti-discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) e durante il quale abbiamo ribadito come entro la fine della legislatura bisognasse arrivare al risultato». Tra le criticità della legge, secondo Di Maio, c’è la scarsa sensibilità nei confronti delle persone transgender, che si tradurrà nel fatto che le associazioni e la società civile, ancora una volta, dovranno rimboccarsi le maniche per garantire loro tutele. Quel che è certo, però, è che dalla legge anche Arcigay ha ricevuto e riceverà una spinta positiva per portare avanti i propri progetti: «Al di là del fatto che dovremo proteggerci dagli attacchi che inevitabilmente arriveranno, e che in una perverso processo di violenza verbale collegano il nostro attivismo e la nostra difesa dei diritti, addirittura, ai fatti di Bibbiano, sicuramente le nuove sensibilità messe in campo dalla legge ci potranno aiutare. Per noi è molto difficile entrare nelle scuole e nelle istituzioni sportive a fare un lavoro contro le discriminazioni. Speriamo che adesso si sviluppino nuove attenzioni, si sblocchino fondi, si abbattano muri. Va sicuramente messo in moto un meccanismo virtuoso».
«TROPPI COMPROMESSI»
Si esprime con toni simili Filippo Scardovi, referente, insieme a Giulia Cornacchia, del gruppo Giovani Lgbt + Faenza nato nel 2017 da alcuni studenti: «Questa legge è un passo avanti ma è lo stesso vittima di problemi e compromessi che si erano già visti anche nella fase precedente l’ostruzionismo della destra. Bloccare il tema della gestazione per altri, così come sentire la necessità di mettere in chiaro la lontananza dell’attivismo per i diritti da pedofilia e zoofilia, che non si capisce bene cosa c’entrino con noi, rende l’idea della situazione. Come altre leggi sul tema. penso a quella sulle unioni civili, anche questa è zoppa».