Gilberto Casadio dell’Istituto Schürr presenta le nuove puntate di «Romagna Slang»

Romagna | 16 Gennaio 2021 Cultura
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Federico Savini
«Da un po’ di tempo, abbiamo notato che l’inevitabile calo degli iscritti alla nostra associazione viene compensato da nuove leve che non erano scontate. Insomma si iscrivono dei ‘giovani’, termine che noi prendiamo in senso elastico e che comprende un po’ tutti gli Under 50. Ma, insomma, sappiamo che buona parte di questi cosiddetti giovani arrivano all’istituto Friedrich Schürr attraverso i video di Romagna Slang». Gilberto Casadio, vice-presidente dell’ente per la tutela e la salvaguardia del dialetto romagnolo che ha sede a Santo Stefano di Ravenna, ritiene che alcuni effetti della serie YouTube Romagna Slang, promossa e realizzata proprio dallo Schürr, sia il tangibile rinnovamento degli iscritti all’associazione. Che è plausibile sia perché i numeri della serie di video che raccontano i segreti di parole ed espressioni dialettali sono di tutto rispetto, sia perché l’apertura verso un pubblico nuovo era da subito una delle finalità principali di un progetto che per la terza volta di fila è stato finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e che parte con la sua terza serie proprio in questi giorni, sempre sul canale YouTube omonimo, gestito dall’Istituto Friedrich Schürr. Si parla infatti della mitica Caparëla - il mantello romagnolo per eccellenza - nella prima puntata della terza serie di Romagna Slang, che introdurrà alcune novità ribadendo sempre gli assunti e gli schemi di fondo di una serie che oggi possiamo dire «di successo» a tutti gli effetti e che riconfermerà in scena i protagonisti di sempre (Alfonso Nadiani, il nonno; Marco Grilli, l’espero; Cristina Vespignani, la nipote; Carla Fabbri, la nonna; Silvia Togni, la vicina) con alcune novità.
«A parte la promo uscita sotto Natale – spiega Gilberto Casadio – per la befana abbiamo pubblicato il primo dei nuovi episodi, dedicato alla Caparëla, che ha fatto 1500 visualizzazioni in tre giorni, grosso modo gli stessi del promo».
Quante nuove puntate ci saranno?
«Altre 25, che saranno postate sul canale YouTube una volta a settimana, fino a fine giugno. Queste 25 puntate vanno aggiunte alle altrettante che producemmo nella prima serie e alle 40 della seconda. In totale Romagna Slang avrà quindi 90 puntate. Poi credo che ci fermeremo, E zùg de bùrdél e dev’essar curt e bèll, si diceva una volta. 90 sono i numeri del lotto e della tombola, mi pare sufficiente. Però il canale YouTube l’abbiamo avviato, e sicuramente lo useremo per ospitarci iniziative di altro genere. In coda alle puntate di Romagna Slang ci sarà una piccola sorpresa, con un po’ di retroscena sulla lavorazione del progetto».
I video sono sempre finanziati dalla Regione e realizzati insieme al Gruppo Icaro di Rimini?
«Sì, le maestranza tecniche, e anche qualcosa in più, sono ancora del Gruppo Icaro, che sta curando la messa in rete dei video con la giusta cadenza. Noi avevamo programmato la terza stagione di Romagna Slang in ogni caso ma il progetto è stato anche questa volta finanziato dalla Regione, per la promozione del dialetto nei fondi che una volta erano gestiti dall’Ibc e che oggi sono amministrati direttamente dalla Giunta Regionale».
Cambia il taglio dei video?
«In piccola parte, ma fondamentalmente lo schema narrativo è consolidato, con poche varianti, anche per non allontanarci troppo dalle aspettative di chi ci segue. Sommariamente sono brevi scenette comiche, di solito con protagonista il nonno e molto spesso la nipote, che servono come pretesto per introdurre un termine o un modo di dire dialettale, che poi viene spiegato nella sua etimologia e nei suoi usi dall’esperto, che interviene a un certo punto. Diciamo che dal punto di vista tecnico e cinematografico i video sono sempre più curati, grazie anche al fatto che tutto quanto è più rodato. Rispetto alle serie precedenti abbiamo girato più materiale e so che in sede di montaggio il lavoro è stato più complesso che in passato. In genere per un episodio bastano 20 minuti di riprese e dei quattro giorni di lavoro che avevamo preventivato ne sono bastati tre, ovviamente senza contare la post-produzione del Gruppo Icaro. La grande sintonia fra noi e i tecnici ha aiutato a rendere facili le cose e bello il risultato; non abbiamo praticamente mai discusso. Poi Alfonso Nadiano, Marco Grilli e Cristina Vespignani sono degli attori per davvero, quindi le cose hanno funzionato senza intoppi. Ma sono cresciuti tutti, anche il piccolo Leonardo che fa il nipote è molto più sciolto, e poi in queste serie vedremo di più Carla Fabbri, la presidente dell’Istituto Schürr che nella serie è la moglie di Alfonso. Questo aiuta tantissimo, ad esempio quando nella seconda serie avemmo Maria Pia Timo come ospite la scena uscì perfetta già al secondo ciak».
Non avete, però, girato solo a Cassanigo…
«No, quest’anno la casa di Alfonso Nadiani, a Cassanigo appunto, è sempre la principale ambientazione, ma siamo stati anche in trasferta al mare, ai primi di settembre, girando sette puntate al Bagno Romagna Mia a Valverde di Cesenatico, di proprietà di Raoul Casadei».
A proposito, ospiti speciali?
«Proprio Raoul Casadei compare in due puntate e devo dire che al mare abbiamo girato indisturbati, in uno scenario e con un clima perfetto. L’altro ospite di questa terza serie è Gianni Parmiani. Sottolineo poi volentieri il ritorno in scena di Silvia Togni, che era assente nella seconda serie, e grazie alla quale abbiamo potuto realizzare due episodi legati ai rapporti del dialetto con le lingue straniere, su termini culinari e quant’altro».
Chi scrive i testi?
«Le parti teatrali, con le battute e le situazioni che portano ad approfondire le parole dialettali, sono scritte da Carla Fabbri, anche se nei titoli di coda abbiamo aggiunto anche il regista Marco Colonna, che in effetti ha messo moltissimo di suo. Le spiegazioni dei termini lette dall’esperto Marco Grilli invece sono mie (Gilberto Casadio è autore del Vocabolario Etimologico Romagnolo, nda). E’ stata determinante per la serie anche la collaborazione di Roberto Gentilini, che è stato in continuo collegamento con il Gruppo Icaro per il nostro progetto, seguito in particolare da Cristina Gambini».
Problemi a girare nell’estate pandemica?
«A parte gli attori, che hanno mantenuto le distanze in scena il più possibile, tutti nella troupe indossavano la mascherina. C’è da dire che le riprese si sono svolte in settembre, in un periodo in cui i contagi erano molto bassi».
Dati sulle visualizzazioni?
«In tutto siamo a quasi 400mila, con 3600 iscritti al nostro canale YouTube.  Il video più visto si conferma quello di “Cióh”, con 31.600 visualizzazioni, seguito da “Burdël, tabach, bastêrd”, con 23.600. Della seconda stagione, che ha un anno in meno, “Pataca” è prevedibilmente il video più visto coi suoi 15mila contatti. In generale contano più i titoli che la qualità del video. Quindi le espressioni più celebri e peculiari, ma anche “Burdël, tabach, bastêrd” probabilmente ha incuriosito perché molti romagnoli non ne conoscono le differenze. Invece alcuni video con Silvia Togni, relativi quindi alle parole straniere, fosse hanno avuto meno successo perché i titoli contengono parole come “trendy” o “fitness” che magari non intrigano chi è alla ricerca di approfondimenti sulla lingua romagnola, ma sono episodi molto interessanti, sull’origine, la contaminazione e l’evoluzione delle lingue. Vanno poi bene espressioni abbastanza usate tuttora come Ariva pirò, filarè, brisa e miga, mentre la Capa d’ov evidentemente è un’unità di misura oggi desueta, ma praticatissima nel mondo contadino».
L’età degli spettatori?
«I dati sono piuttosto confortanti, considerando che uno degli obiettivi era quello di abbassare l’età degli appassionati di dialetto. Diciamo che il 60% ha sotto i 54 anni e il 40% sotto i 44».
I quarantenni sarebbero per così dire il «target privilegiato» del progetto?
«Ci interessa arrivare a tutti ma certamente i quarantenni hanno una caratteristica specifica per noi. Da una parte sono nettamente più giovani di chi segue di solito le nostre attività e dall’altra si tratta di romagnoli non proprio “di prima lingua dialettale”, ma che quasi sempre capiscono il dialetto a orecchi abbastanza bene per averlo ascoltato a lungo dai nonni. E’ una generazione che cova una certa curiosità sulle parole dialettali ed è interessata a “recuperare” la lingua dei nonni. Molti, come dicevo, si sono iscritti alla Schürr di recente»
I venti-trentenni?
«Sono più sporadici, in genere non capiscono proprio la lingua. Qualcuno interessato c’è, ma si tratta di ragazzi curiosi che in genere vengono da famiglie in cui si parla ancora in dialetto. Cristina Vespignani, la nostra “nipote”, è un caso forse più unico che raro di romagnola autenticamente “bilingue” di oggi. In generale, per la generazione dei ventenni, non si può parlare di un interesse generale per la riscoperta del dialetto che invece vediamo nei quarantenni».
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sto cercando un parola che in romagnolo non c'è, o io non la so o non la trovo in nessun dizionario: come Lira, che non si puo pronunciare, oggi mi sono imbattuto in "pioggia" ho cercato sotto piova, ma è dialetto veneto. non sono giovane anzi ho 80 anni. ditemi , forse non esiste? mia mail" francog44@gmail.com
Commenta news 20/10/2023 - franco graziani
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