Faenza, Zaccarini del Rossini Bistrò «Manca una visione che riesca a guardare oltre ai tre giorni»

Riccardo Isola - «Siamo veramente in una fase difficile. I vari lockdown hanno colpito duro la nostra categoria. Non possiamo però più essere il capro espiatorio di una pandemia che continua a non diminuire anche se i ristoranti e bar di fatto sono chiusi». C’è preoccupazione e rammarico nelle parole di Luigi Zaccarini, storico gestore di ristoranti a Faenza, da anni “direttore” del Rossini Bistrò. Una preoccupazione che non abbraccia la protesta che alcuni colleghi hanno lanciato per venerdì. «Non è con questi gesti estremi e che vanno contro le regole vigenti che si fa capire il senso del disagio e del rischio concreto che corre la categoria. Servono, è vero, interventi di sostegno concreti, tempestivi e certi ma non si possono fare manifestazioni o prendere iniziative che, seppur nel loro piccolo, potrebbero rilevarsi più che controproducenti per la categoria». Un disaccordo che comunque non toglie il fatto che «noi siamo stati presi come cause di una socializzazione che avrebbe dovuto essere veicolo della pandemia. Come vediamo - prosegue nella disanima Zaccarini - è evidente come non sia così. Non voglio certo accusare o mettere alla gogna altre situazioni, ma di sicuro non sono i ristoranti quelli che aiutano il virus a trasmettersi».
Dal centro storico faentino, il Rossini si affaccia, infatti, sulla piazza del Popolo, si provano a tirare le somme di un 2020 che rimarrà nella storia «come un anno disastroso sotto tutti i punti di vista. Sono trent’anni che faccio questo lavoro - aggiunge - e non mi era mai capitata una cosa simile. Nemmeno nelle crisi economiche precedenti, e ne ho attraversate alcune anche importanti, abbiamo vissuto una fase reiterata di incertezza sul futuro come quella che stiamo vivendo oggi». A dare un mazzata importante è stato il blocco natalizio «il periodo sicuramente più importante per i ristoratori. Noi - ci tiene a sottolineare Zaccarini - abbiamo deciso di tenere aperto solo il self service dalle 12 alle 14 rinunciando al servizio bar. Una scelta ponderata che ha portato sicuramente a sacrifici e che ovviamente portaerà a una riduzione del fatturato. Ma soprattutto - conclude - abbiamo rinunciato al delivery e all’asporto perchè sarebbe stato solo un palliativo. Adesso dobbiamo riaprire anche alla sera. Gli investimenti per prendere le precauzioni imposte a livello governativo li abbiamo fatti, le regole sanitarie le abbiamo sempre rispettate, adesso abbiamo bisogno che oltre agli aiuti economici seri per la categoria, compresi quelli sulla tassazione, paghiamo i rifiuti pur essendo chiusi, vengano presi. Vista la non conoscenza di quando questa pandemia potrà essere superata, il rischio è che questo singhiozzo delle aperture produca un vero tsunami per i ristoratori».