Faenza, la storia dell'arteterapeuta Anna Maria Taroni: "Ecco come grandi e piccoli mettono in gioco le emozioni"

Romagna | 26 Novembre 2019 Cronaca
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Fabrizia Montanari - Di anni ne ha «solo» 38, ma di strada ne ha già fatta tanta sul filo delle emozioni che hanno dato l’impulso a un percorso che oggi, dopo 19 anni, è a tutti gli effetti la sua professione, con un inquadramento certificato Uni e riconoscimenti internazionali, visto che da 4 anni i suoi studi vengono selezionati dal centro Erickson di formazione e psicologia sociale come «buone prassi». Anna Maria Taroni, faentina, sorriso ed entusiasmo contagiosi, è arteterapeuta.
Come ha cominciato ad interessarsi a questa disciplina?
«Terminato l’Istituto d’arte a Faenza, mi iscrissi all’Isia, ma non mi convinceva il fatto di fare design legato al prodotto; l’arte produce cambiamenti sulle persone e io volevo lavorare su questi aspetti, per cui mi sono allontanata dall’Isia per seguire un percorso di studi serio e istituzionalizzato di arteterapia, alla Cittadella di Assisi, e da quel momento quello è stato il mio lavoro».
In cosa consiste concretamente?
«Realizzare forme d’arte, utilizzando i materiali più diversi, tempere, colori, argille, acquerelli, polistirolo, legno fili, lana per far emergere le potenzialità che ognuno ha dentro di sé».
Quando dice «ognuno», chi intende?
«Tutti, bambini, adolescenti, adulti, anziani, persone con abilità ridotte. A Ravenna da tre anni lavoro con gruppi di persone affette da Parkinson-Ictus-Alzheimer su progetti di arteterapia integrata; alcuni, col “nutrimento” giusto, rifioriscono».
Il suo impegno principale tuttavia è nelle scuole.
«Dal martedì al venerdì mattina mi muovo dai “nidi” all’università, con atelier d’arte, percorsi di integrazione scolastica ma anche tecniche per insegnanti; sono itinerante, ho lavorato dal Friuli alla Sicilia e nei weekend, essendo docente nelle scuole specialistiche Artedo, una trentina in Italia, insegno arteterapia. Due pomeriggi, in studio da me, li dedico a percorsi personalizzati».
Prosegue inoltre la collaborazione ormai decennale con La Filanda di Faenza, che attira migliaia di persone…
«Si, a novembre i laboratori riguardano la settimana internazionale dei Diritti dei bambini, poi ne seguiranno altri sul Natale dal 18 al 23 dicembre, a febbraio, a Pasqua e a giugno. In quei momenti, attraverso il processo creativo, gli adulti reimparano a giocare coi propri figli, danno nuovi significati alle relazioni e si aprono a nuovi orizzonti».
E la collaborazione con Erbacci, che la porterà a Firenze il 15 dicembre prossimo?
«Il progetto si chiama “Sensi in Viaggio” e vuole portare tutte le persone, anche diversamente abili, a fare esperienze sensoriali nei luoghi della bellezza, “gustando” lo stare insieme. Seguiranno altre mete, Bologna, Montegrotto e il Giardino dei Tarocchi di Capalbio».
Che altro c’è nel suo futuro professionale già così ricco?
«Il Cantiere delle Arti, la Stalla 1873, (il nome dall’edificio in cui è ospitato) che vedrà la luce nel 2020 nella campagna ravennate, una sorta di accademia di ricerca, in collaborazione con l’avv. Stefano Franchi esperto di biodiritto, dove si possano realizzare progetti di qualità attraverso l’arte, aggregando professionisti di settori diversi, dalla psicologia al sociale».
 
 
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