Faenza, i centri sociali: "Plexiglass per le carte e il ballo è sparito"
Silvia Manzani
«Ogni pomeriggio arrivavano una cinquantina di persone, il sabato poi eravamo bene o male sempre pieni. Ora siamo in venti alla volta, non di più». Cesare Donati è il presidente del centro sociale «Laderchi» di Faenza, che conta circa 300 soci: «I numeri sono dimezzati, tra la paura del contagio e il fatto che in televisione, da mesi, si parli solo di Covid, le conseguenze si vedono tutte. Noi ci siamo attrezzati come abbiamo potuto ma la situazione, per certi versi, non è riparabile». Nei tavoli per il gioco delle carte sono stati installati dei separatori in plexiglass e comunque, chi ne usufruisce, usa la mascherina: «Il biliardo, invece, proprio non riparte. Dovendo stare troppo vicini, gli anziani hanno rinunciato». L’altra grande rinuncia è il ballo: «Ogni giovedì sera era un’attività fissa mentre adesso è fuori da ogni possibile ragionamento. Meglio per la tombola, con la quale siamo ripartiti all’inizio del mese. Alla riapertura c’erano comunque una trentina di persone, la metà rispetto al solito».
«NIENTE TOMBOLA»
A confermare il trend è Luciano Monduzzi, presidente del centro sociale «Corbari»: «Noi abbiamo la fortuna di poter disporre di una sala di 200 metri quadri, cosa che non tutti hanno. Ma i corridoi sono stretti e l’entrata è solo una, cosa che ci ha costretti a organizzare un turnover abbastanza complicato delle 12 associazioni che svolgono qui le loro attività. Per quanto riguarda la parte degli anziani, non siamo ripartiti con la tombola, che piaceva così tanto e che era in programma tre volte alla settimana. E non abbiamo nemmeno la possibilità di organizzare pranzi e cene di auto-finanziamento, visto che non abbiamo la possibilità di cucinare. Insomma, si naviga a vista». Per Monduzzi non c’è solo la paura del contagio ma anche il fatto che i più giovani - figli e nipoti - consigliano agli anziani di non frequentare situazioni a rischio: «D’altro canto i nostri 120 orti, quasi tutti di pensionati, si salvano. Essendo all’aperto, la frequenza è tornata a regime. Siamo fiduciosi anche sui corsi di ginnastica per anziani gestiti da “Dat’na Mosa” che sono appena ripartiti e che hanno raccolto già oltre 50 iscritti».
«NON SIAMO TRANQUILLI»
Al centro sociale «Borgo» le difficoltà sono le stesse: «Abbiamo appena riaperto ma solo parzialmente - spiega il presidente Valerio Ranieri -. Per giocare a carte, gli anziani continuano a stare fuori, sotto il gazebo. Siamo ripartiti con la tombola distanziando i banchi ma la partecipazione è stata inferiore ai numeri soliti. La corsa a venire di certo non c’è, prevale ancora la paura del contagio. Del resto anche noi non siamo tranquillissimi». Un mese fa, su un pullman per il mare, una persona è infatti salita con la febbre e poi è stata ricoverata: «Abbiamo dovuto richiamare tutti i partecipanti per il tampone, ore e ore al telefono per rispettare le indicazioni dell’Asl. Per fortuna eravamo tutti negativi ma siamo stati in apprensione».
«STRADA ANCORA LUNGA»
Teme più l’isolamento e la mancanza di contatto con l’esterno dei fruitori del centro sociale «Borgo Mita» il presidente Elmiro Malpezzi: «Al di là del timore di prendere il Covid, si è creata a mio avviso un’abitudinarietà a stare a casa e lontani dai rapporti sociali. Il rischio isolamento è dietro l’angolo. D’altro canto, se è vero che abbiamo riaperto, parlare di una ripartenza a pieno regime è una parola grossa. La strada è ancora lunga». Per lo più, gli anziani arrivano al centro per fare due chiacchiere: «Hanno paura persino di giocare a carte. Qualcuno viene ai corsi di ginnastica ma in generale l’affluenza è timida. A livello di tesseramenti siamo a meno 50%, sulle frequentazioni il calo è di oltre la metà».