Riccardo Isola - Ripresi da qualche tempo i lavori per il recupero del complesso architettonico del palazzo del Podestà. Uno degli investimenti più importanti e significativi, assieme al recupero degli ex Salesiani, firmati dalla giunta guidata dall’ex sindaco Giovanni Malpezzi e che oggi vede la nuova amministrazione raccogliere il testimone per portare a termine il recupero. Un progetto che però ha anche portato qualche voce di dissenso su alcune scelte architettoniche prese, e avvallate dalla Soprintendenza. Stiamo parlando della scala di ferro che è in fase di costruzione su piazza Martiri della Libertà e che per Italia Nostra è stata definita «imbarazzante, sproporzionata» e additata come «un’opera che lascia increduli e potrà essere additata come caso da manuale in senso negativo». Sulle novità e sulle tempistiche di chiusura del cantiere abbiamo sentito la neo assessora ai Lavori pubblici, Milena Barzaglia.
Barzaglia, a che punto siamo e cosa rappresenta per voi il recupero del Podestà?
«Il restauro del salone dell’Arengo collocato al piano primo del palazzo del Podestà, di proprietà del comune di Faenza, rappresenta un’occasione irripetibile per valorizzare il patrimonio storico culturale della città e dell’intero territorio. Il restauro è stato reso possibile da un finanziamento regionale di 740mila euro su un progetto preliminare complessivo che ammontava a 1.480.000 euro. Attualmente è in corso di esecuzione il secondo stralcio finanziato anche tramite mutuo del comune, suddiviso in un primo lotto, ovvero i lavori sul piano secondo dell’ex albergo Corona che riguardano sia le strutture che il restauro fino allo stato grezzo avanzato e lo scalone monumentale di accesso, mentre un secondo lotto riguarda la scala di sicurezza e il vano tecnico con autorizzazione della Soprintendenza acquisita nel 2018. Il terzo lotto, anch’esso in esecuzione, riguarda l’impiantistica».
Quindi, presumibilmente, a quando la chiusura del cantiere?
«I lavori dovranno essere finiti, collaudati e rendicontati entro il 30 giugno 2021».
A causa di questi ritardi ci saranno degli aggravi di spesa rispetto al budget stabilito?
«Alcune maggiori spese non sono da escludere in quanto rispetto al progetto preliminare gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni hanno richieste diverse modifiche. Anche lo stato di degrado dell’immobile era peggiore rispetto alle previsioni preliminari. Tutte variabili che ci portano a ritenere assolutamente plausibili aumenti di costo che allo stato attuale non sono ancora quantificabili»
Fatti i muri la prossima scommessa è capire cosa farne di quello spazio rirtovato e fruibile dalla comunità faentina. Quali sono le vostre idee al riguardo?
«In base alla convenzione sottoscritta con la regione il futuro utilizzo dell’immobile sarà caratterizzato da una estrema flessibilità di funzioni che si possono riassumere, in estrema sintesi, nel titolo del progetto, ovvero: Progetto Palazzo del Podestà - sala dell’Arengo un nuovo Padiglione Faenza nel cuore della città».
Come e da chi sarà gestito?
«Il gestore sarà individuato tramite un bando pubblico dall’amministrazione, in questo momento ogni risposta è prematura».
Cosa risponde l’amministrazione alla polemica di Italia Nostra sull’impatto della scala. Una stoccata feroce che non lascia adito a dubbi su cosa pensa l’associazione sul progetto?
«La scala è stata autorizzata, così come la sua esecuzione da tutti gli enti preposti al rilascio delle opportune autorizzazioni di legge. E’ stato previsto l’ingombro minimo possibile. E’ un elemento tecnico necessario al funzionamento della sala Arengo, per pubblico spettacolo e come luogo destinato a esposizioni, mostre, convegni, ecc. L’esecuzione della scala è elemento imprescindibile per l’agibilità. Diversamente il Palazzo del Podestà avrebbe continuato a rappresentare un emblema delle occasioni persa. Invece sarà un bene restituito ai faentini».