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Manuel Poletti - Dopo un bilancio 2018 «da record», con un fatturato di circa 338 milioni contro i 315 milioni del 2017, di cui circa il 30% all’estero, Caviro nel 2019 punta molto su Leonardo da Vinci. Detta così suona strano, ma la grande cooperativa enologica romagnola con base a Faenza e a Forlì è pronta al lancio al Vinitaly, con un grande stand nel Padiglione dell’Emilia Romagna, di un’alta gamma di bottiglie (5 collezioni, bianchi e rossi) in occasione del 500esimo anniversario della morte del celebre genio.
«Si tratta di un progetto a cui teniamo in modo particolare - sottolinea il presidente Carlo Dalmonte -. Lo destineremo alla promozione del Made in Italy vinicolo nel mondo. Leonardo è un nome che si identifica con l’Italia e con le eccellenze italiane tra le quali c’è anche il vino di qualità. Per questo produrremmo una serie di 13 vini di alta gamma, uno per ciascuna delle grandi opere di Leonardo da Vinci cui saranno dedicati. Si tratta di un grande impegno di valorizzazione del vino italiano nel mondo che ci vedrà come assoluti protagonisti».
Ai mercati internazionali il gruppo sta prestando particolari attenzione non soltanto col Progetto Leonardo, ma con azioni mirate ai differenti Paesi. «Ci preoccupa la Brexit – ammette Dalmonte – per noi Uk è il primo mercato estero, cresce invece con continuità la nostra presenza negli Stati Uniti, in Canada, in Russia, mentre in Cina com’è già successo a molti occorre una ripartenza, perché quello è un mercato difficile da interpretare, non sempre si azzeccano i progetti al primo o al secondo tentativo».
Caviro ad inizio 2019 inoltre a inaugurato due nuove linee di produzione con un investimento di 6,4 milioni di euro derivanti dal Psr Emilia Romagna. Sono stati destinati a due nuovi impianti di imbottigliamento in vetro e brik. L’intervento consente in questo modo allo stabilimento forlivese di aumentare la potenzialità produttiva annua di circa 54 milioni di bottiglie e di 24 milioni di brik portando la capacità complessiva a 1,2 milioni di confezioni al giorno.
«Grazie a questo nuovo intervento il Gruppo Caviro rafforza la propria leadership nazionale di produzione vinicola e ci porta ai vertici anche in Europa – sottolinea ancora il presidente - la volontà non solo di continuare ad essere la più grande cantina d’Italia, ma anche la più tecnologicamente avanzata e attenta alla sostenibilità economica e ambientale».
Lo stato di salute generale dell’enologia romagnola è in generale in crescita, anche se non tutti i nuovi progetti come ad esempio Bolè «decollano» in tempi brevi. «Abbiamo compiuto il primo passo, siamo soddisfatti per questo grazie alla collaborazione con Cevico e al Consorzio Vini di Romagna. Ai nostri soci dico che non bisogna avere fretta, il posizionamento di Bolè è corretto, ma bisogna avere pazienza perché i risultati attesi arrivino».
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