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Faenza, 14 le sale slot a rischio chiusura. Nel faentino 120 locali non rispettano le distanze dai luoghi sensibili

Romagna | 11 Maggio 2018 Cronaca
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Riccardo Isola - Sono tanti i negozi, gli esercizi commerciali, le realtà deputate alla somministrazione di alimenti e bevande compresi bar, circoli privati e associazioni della Romagna faentina che ospitano al loro interno slot machine o vlt situati a meno di 500 metri da luoghi sensibili. Posizioni che li mettono a rischio chiusura, se sono sale gioco e scommesse, o dismissione di tali macchine entro la fine naturale delle concessioni/licenze avute.
Un numero che dall’analisi realizzata dagli uffici dell’Unione dei comuni risulta arrivare a circa 120 unità. Di queste 9 sono a Brisighella, 5 a Casola Valsenio, 13 a Castel Bolognese, 12 a Riolo Terme, 6 a Solarolo e le restanti 73 a Faenza. Di fatto si fa prima a dire chi è in regola. A Faenza, ad esempio, sembrano essere veramente poche, tolte le due grandi sale giochi poste lungo la via Emilia in direzione di Castel Bolognese, se ne contano poche altre. Le sale che rischiano di dover chiudere o spostarsi sono 14. Tutte nel faentino queste, stando a quanto riporta l’Allegato C della Delibera dell’Unione dei comuni della Romagna faentina n 83 dell’8 febbraio 2018, sono le sale giochi Ranxerox, Bibo’s, Get Bet, Acquario, le sale scommesse Snai di via Mameli e di via Fratelli Rosselli, Este Group, e le sale Vtl Metropolis, Regina, Silver Casinò slot, Terry Bell, Acquario, Simbol e Sala Autocorriere.
Il giro d’affari legato al gioco imponente. Si parla di svariate centinaia di migliaia di euro l’anno (vedi box). Stando al regolamento approvato e valido nei sei comuni del territorio faentino questi locali hanno tempo sei mesi per dimostrare di non essere al di sotto della soglia minima stabilita a cui si aggiungono altri sei mesi di proroga. Passato questo periodo l’alternativa alla chiusura è solo quella di spostarsi.
Per quanto riguarda le altre categorie il documento stabilisce che i gestori di negozi, pubblici esercizi e attività che stanno sotto i 500 metri di distanza dai luoghi sensibili non potranno attivare nuove licenze e soprattutto al momento della scadenza di quelle in essere non potranno rinnovarle. In definitiva dovranno togliere le slot dai loro locali. Tutti mancati introiti che in molti casi permettono ai gestori e titolari di queste aziende di poter tenere le saracinesche alzate. Ma dall’altro lato ci sono i numeri di chi invece si indebita e perde migliaia di euro portando i bilanci personali e famigliari sul lastrico.
Solo per dare un numero, da quando è stato aperto ad inizio anno lo sportello «Faenza contro l’usura» da parte dell’Asp della Romagna faentina le persone che si sono recate per chiedere aiuto sono quattro.

I numeri del gioco e dell’usura

L’usura in Italia riguarda 3 milioni di famiglie per un giro d’affari di 82 miliardi. La città più colpita, secondo l’ultimo rapporto Eurispes è Parma. L’usura ha fra le principali cause il gioco d’azzardo. I dati dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli per il 2016 in merito al gioco raccontano di un territorio fortemente influenzato dal fenomeno dell’azzardo.
L’Emilia-Romagna si classifica come seconda regione d’Italia per numero di giocate pro capite nel 2016: sesta per numero di apparecchi elettronici per il gioco d’azzardo presenti sul territorio, rispetto al numero di abitanti.
In Emilia-Romagna inoltre nel 2016 la raccolta di gioco è stata di circa 7 miliardi e mezzo di euro, a cui va aggiunto tutto il sommerso del gioco illegale non quantificabile.
In provincia di Ravenna nel 2016 sono stati giocati ben 700 milioni euro e nel solo Comune di Faenza sono stati spesi 115.956.592,08 euro nei giochi d’azzardo legali.

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