Elezioni americane, la docente universitaria romagnola: "Bisogna fermare Trump"
Silvia Manzani
Si avvicina la data del 3 novembre, quando gli americani dovranno scegliere se riconfermare alla presidenza il repubblicano Donald Trump o se, invece, preferire lo sfidante, il democratico Joe Biden. Negli Stati Uniti le elezioni si incrociano con un periodo difficilissimo dal punto di vista della salute pubblica, visto il balzo in avanti dei contagi da Covid. A respirare, anche se al momento a distanza, questo clima, è Nadia Urbinati, nata a Rimini e bolognese d’adozione ma ormai da trent’anni docente negli Stati Uniti, dove insegna teoria politica alla Columbia University di New York: «Sarei dovuta rientrare alla fine di agosto ma la situazione me lo ha impedito. Tre volte alla settimana faccio lezione online ai miei studenti, il che significa, visto il fuso orario, finire la notte. Tra i miei ragazzi, che comunque rappresentano il Paese perché vivono un po’ da tutte le parti, noto molta meno angoscia e negatività rispetto al Coronavirus, cosa che invece io provo, e molta più preoccupazione rispetto alle presidenziali. Per quanto la salute pubblica sia di primario interesse perché tocca da molto vicino le vite delle persone, negli Stati Uniti eleggere un presidente rispetto ad un altro significa determinare per quattro anni, in modo diretto, la vita del Paese. Non è certo come eleggere un Parlamento». Urbinati non ama fare commenti sui due candidati ma è certa di una cosa: «Bisogna essere capaci di andare al di là del valore o del potenziale valore delle persone per capire che occorre fermare Trump. D’altro canto, va ricordato che Biden è molto esperto di amministrazione, da decenni frequenta Washington ed è un cattolico che per la prima volta usa l’arma della religione. Tanto per essere chiari, Kennedy a suo tempo, in conferenza stampa televisiva, disse che ma avrebbe fatto riferimento alla propria fede e che avrebbe evitato in tutti i modi di dipendere da Roma. Oggi è tuto diverso, tanto è vero che negli ambienti religiosi c’è una spaccatura politica netta». Per la docente il rischio di riconfermare Trump non è quello di cadere in un sistema dittatoriale o fascista, come da alcune parti si dice, ma quello di tenere vivo un clima politico che definisce «impressionante e parossistico». Un clima che si tocca con mano anche tra la gente. Viste dal suo dipartimento di «Political Science», le priorità per il Paese oggi sono principalmente tre: «La salute, ovviamente. E poi le condizioni di lavoro: se è vero che la disoccupazione è al 7%, è altrettanto vero che l’occupazione è mal pagata e si è spesso costretti a fare due o tre lavori. Poi non dimentichiamo la questione razziale intesa in senso lato: razza, classe, genere sono tematiche connesse e sulle quali serve una svolta».