Coronavirus, Yang (comunità cinese): "In parte comprendo la paura dei ravennati, ma non siamo untori"
Silvia Manzani
«Io la paura la comprendo, anche se non mi piace l’irragionevolezza, il non saper distinguere tra cosa ha senso e cosa no». Yunlong Wang, presidente del Centro culturale italo-cinese di Ravenna, guarda al caso del Coronavirus con grande lucidità, rifuggendo i pregiudizi ma provando a capire chi, tra gli italiani, vede i cinesi come i potenziali untori: «Sono a Ravenna dal 2009, quando dopo la laurea in Giornalismo e dopo aver studiato la lingua italiana, sono venuto per studiare Beni culturali. In Cina, nella regione di Sichuan dove vive la mia famiglia, sono tornato l’ultima volta un anno fa. In questi giorni persino mio padre mi ha chiesto se, per caso, i ravennati mi guardano storto. Lui lo capisce, che si possa avere paura. E anche io lo considero in parte normale. Nella mia città, Chengdu, mi raccontano che appena vedono una macchina targata Wuhan, scappano, si spaventano o chiamano la polizia. Il terrore del contagio è fortissimo». Quello che Wang tiene a precisare, però, è che i cinesi che vivono qui sono i primi ad avere interesse che il virus non si propaghi: «Sono in una chat di persone cinesi che lavorano in zona, dove non solo ci aggiorniamo costantemente sulla situazione del Coronavirus ma dove stiamo allerta rispetto a eventuali arrivi di persone dal mio Paese. Una forma di autocontrollo molto importante: se un cinese di Ravenna dovesse ammalarsi, sarebbe la nostra comunità intera a rimetterci. Penso ai ristoranti della città, gestiti da cinesi che sono qui da una vita. Non sarebbe certo colpa loro, se qualcuno venisse contagiato. Ma la gente assocerebbe immediatamente, a discapito di chi non ha responsabilità. Ecco perché ho deciso io stesso di tenere chiuso per qualche tempo il mio centro, dove insegno cinese ai cinesi di seconda generazione, quelli nati qui o arrivati da piccoli, che non conoscono troppo bene la loro lingua d’origine. Una forma di precauzione sulla quale non ho dubbi». Rispetto alle notizie che gli arrivano da casa, invece, Wang è sereno: «In famiglia sento preoccupazione ma allo stesso tranquillità: mi dicono che a livello sanitario si sta facendo tutto il possibile per arginare la situazione. Qui a Ravenna, alla gente che ha paura, direi che non è tanto l’evitare i negozi e i ristoranti cinesi che conta. Mi sembra più sensato, magari, evitare i luoghi genericamente molto affollati».