Ciclismo, la corsa rosa a Cervia: "Io, mio zio Maldini e Grassi: da Cannuzzo al Giro d’Italia"
Andrea Bocchini
Il fulcro del ciclismo cervese risiede a Cannuzzo. È nella località sul Savio, a poca distanza da Cesena e dalle colline bertinoresi, che sono cresciuti quasi tutti i ciclisti di alto livello nella storia del ciclismo cervese. Un serbatoio di talenti continuo che ha fornito ciclisti in tutte le varie epoche del ciclismo, partendo dal ciclismo eroico e finendo con i giorni nostri. Il capostipite fu Elio Maldini, grande rivale di Mario Vicini a livello dilettantistico, e poi buon professionista con la maglia della Frejus con 3 Giri d’Italia all’attivo dal 1936 al 1939. Particolarmente significativo il Giro del 1936, vinto da Bartali, dove Maldini ottenne 3 secondi posti e il 14° posto nella classifica finale. Negli anni ‘50 piombò Lino Grassi, talento indiscusso tra i dilettanti e argento Mondiale nel 1955 nella rassegna iridata di Frascati. Passato professionista nel 1956 nella Legnano con le stimmate del campione, Grassi non riuscì a riconfermarsi ad alti livelli e fu costretto al ritiro nel 1960 a seguito di una grave caduta. Ha all’attivo 2 Giri d’Italia. Fu poi la volta di Graziano Rossi, stessa epoca e stesso nome del padre di Valentino, ma senza la propensione ad uscire di casa con una gallina al guinzaglio. Rossi, dopo risultati eccellenti tra i dilettanti, fu professionista dal 1978 al 1981 con le maglie di Magniflex e della Famcucine e disputò 2 Giri d’Italia (‘79 e ‘80). È lui stesso, oggi 65enne, a raccontare la propria avventura sulle due ruote: «Mio zio era Elio Maldini e ovviamente a casa mia, con un ex professionista in famiglia, il ciclismo era come il pane. Mi hanno sempre spinto a correre in bicicletta e mi ricordo anche il compaesano Lino Grassi, che all’inizio della mia carriera usciva in bici con me, ad invogliarmi a gareggiare perché si guadagnava bene. Tra i dilettanti sono stato il corridore più vincente della storia della Rinascita Ravenna e, finalmente, dopo il blocco olimpico sono passato professionista con la Magniflex». Dopo aver vinto oltre 50 gare nelle categorie dilettantistiche, Rossi capì sulla sua pelle cosa voleva dire essere professionista. «Era un altro ciclismo, in quegli anni passavano al professionismo pochissimi corridori e, tranne qualche raro caso, tutti erano destinati a fare il gregario. Fare il gregario era difficile, dispendioso e con nessuna soddisfazione personale, ma con ogni sacrificio ed ogni spinta destinata al capitano. Ho smesso nel 1981 per un problema al tendine che non mi consentiva di pedalare correttamente». Nell’ultimo decennio un altro ciclista di Cannuzzo ha rischiato il grande salto con Thomas Fiumana che, dopo una brillantissima carriera giovanile, si è contraddistinto anche nella categoria Under23 prima di ritirarsi nel 2014. Fuori da Cannuzzo, Cervia può contare altri due professionisti con Francesco Menghi da Tagliata e Domenico «Melo» Muccioli, gambettolese trapiantato a Cervia. Il primo fu professionista per una stagione nel 1969 con la Gris (1 Giro d’Italia), mentre il secondo dal 1965 al 1967 con le maglie di Filotex e della 18 Isolabella.
Sempre in zona Cannuzzo, a Pisignano di Cervia, c’è un altro ciclista che ha rischiato di scrivere pagine importanti di ciclismo: Riccardo Dallara è uno dei simboli ciclistici di Cervia, ottimo dilettante (nella categoria si tolse il lusso di battere Moser), poi direttore sportivo e anima della squadra Gs Romagna di Pisignano. «Ero uno dei dilettanti più promettenti in Italia e avevo già il contratto firmato con la cucine Furzi per passare professionista. Mi trovavo in Spagna per partecipare alla Vuelta dilettanti e, in prossimità di Toledo, caddi e mi fratturai il femore. La mia carriera ciclistica è finita quel giorno». Dallara è da sempre attivo nel ciclismo cervese e fa parte del comitato di tappa. «Speriamo che sia una bella giornata perché Cervia lo meriterebbe. Abbiamo fatto un grande lavoro e ci sono circa 50 volontari che cureranno la fase iniziale e il trasferimento verso la statale per il chilometro zero. Purtroppo non è pensabile avere una grande folla alla partenza per via delle restrizioni, ma la cartolina che la nostra città si prepara a mostrare è comunque stupenda».