Ciclismo, i «nostri» Baroncini e Tarozzi al giro di boa: per ora è un 2023 sulle montagne... russe
Tomaso Palli
Una sorta di giro di boa della stagione ciclistica è stato sancito dai campionati nazionali, su strada e a cronometro, che decretano chi, per il successivo anno di gare, indosserà la prestigiosa maglia con la bandiera del proprio paese. In Italia, nella prova in linea è stato Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team) a regolare in volata Rota, Sbaragli, Magli, Trentin e Formolo (+0:02) ereditando il tricolore di Filippo Zana, assente per la frattura della clavicola. A cronometro, invece, il favoritissimo della viglia, ovvero turbo Filippo Ganna, ha confermato il titolo italiano del 2022 rifilando 24 secondi a Cattaneo nei quasi 26 chilometri di gara. Chi è stato capace di un grande prova, soprattutto in linea, è Filippo Baroncini, iridato nel 2021 nella categoria Under 23. Il ciclista di Massa Lombarda, classe 2000, oggi in forza alla Trek-Segafredo e al secondo anno da professionista, con in tasca il buon 6° posto a cronometro a 1’12” dall’imprendibile Ganna, ha chiuso settimo, dopo l’ennesima sfortuna che lo ha colpito, al termine dei 227 chilometri di gara. Questa volta non si è trattato di una caduta, bensì di una foratura arrivata ai -4 chilometri dall’arrivo. Una beffa che ha impedito a Baroncini di giocarsi quella maglia tricolore che, dopo una gara strategicamente perfetta e corsa sempre all’attacco, avrebbe probabilmente meritato, anche come premio per tanti episodi sfortunati del recentissimo passato. E invece, Baroncini ha dovuto alzare bandiera bianca un’altra volta tagliando il traguardo, con la ruota anteriore sbattuta a terra come gesto di stizza, a 17 secondi dal neo campione italiano Velasco, sprecando una grandissima occasione.
LE TRE FRATTURE
Le lacrime di Baroncini nel post gara, seduto solo a pochi metri dal pullman della squadra, sono il naturale sfogo di un ragazzo che, da quando è passato nei professionisti, ha dovuto ingoiare tanti bocconi amari per ripetuti infortuni. In appena un anno e mezzo, Filippo può contare già diverse fratture tutte, o quasi, legate alla stessa parte del corpo: il radio del braccio destro. La prima, il 16 febbraio 2022, nella tappa inaugurale in Algarve: il bollettino è subito chiaro e parla di frattura del radio del braccio destro. Dopo l’opportuna riabilitazione e qualche mese di gare, ecco il secondo stop: il 28 agosto 2022, la caduta nella Classica di Bretagna, oltre alla frattura della clavicola, danneggia ancora una volta quel radio. Non c’è due senza tre? Esatto. Perché il 26 febbraio 2023, a poco più di un anno dalla prima frattura, ecco che in occasione della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, arriva la terza rottura di quell’osso del braccio destro. Tornato alle gare nel mese di maggio, l’appuntamento con il campionato italiano poteva rappresentare una vera e propria rivincita. E in parte lo è stata visto che ci ha riconsegnato un Baroncini molto competitivo. Ma quella foratura lascerà per tanto tempo un gigantesco e doloroso «se».
DA MASSA A… FAENZA
Più complicato è stata invece l’appuntamento con il campionato nazionale per il faentino Manuele Tarozzi. Classe 1998, Manuele è divenuto ufficialmente professionista nel 2022 e oggi veste la maglia del Green Project-Bardiani Cfs-Faizanè. Il 2023 del faentino è iniziato con eccellenti prospettive grazie all’ottima campagna alla Vuelta San Juan che lo ha visto trionfare nella classifica scalatori con strategiche ed efficienti fughe e alla vittoria della settima tappa al Tour di Rwanda. Da quel momento, però, Tarozzi non è più riuscito ad esprimersi nel migliore dei modi senza dare segnali né nelle gare di un giro, né nelle brevi corsi a tappe, che fossero di una settimana (Tirreno-Adriatico) o più brevi. E queste difficoltà, per il romagnolo, si sono materializzate anche nelle prove del campionato nazionale: 17° posto (+4’09” da Ganna) a cronometro e 50° posto (+12’25” da Velasco) nella prova in linea.