Riccardo Isola - Con l’arrivo dell’autunno a Casola Valsenio si celebra la Festa dei frutti dimenticati (12-13 e 19-20 ottobre). Un evento che da quasi trent’anni cerca di promuovere e valorizzare una biodiversità agroalimentare capace di sorprendere e stupire anche i palati più esigenti. Si tratta di gusti, colori, consistenze della memoria, soprattutto contadina, lasciati ai margini della grande distribuzione e del commercio contemporaneo a causa di un aspetto non sempre idilliaco degli stessi, di rese botaniche produttive basse e scarse, di preparazioni particolarmente importanti e, soprattutto, di sapori non conformi ai gusti veloci e per certi versi elementari e didascalici della vita contemporanea. Gli agricoltori in associazione con i ristoratori e con gli enti preposti alla valorizzazione turistica e culturale di queste comunità, in tempi non sospetti, hanno voluto provare a scalzare questa sedimentazione culinario-alimentare proponendo una festa che sapesse coniugare sperimentazione e tradizione. Ecco così la nascita del’evento intitolato «Festa dei Frutti dimenticati», alla quale, da qualche anno, si è aggiunta anche una parentesi dedicata ai marroni. Dalle nespole alle pere e mele di una miriade di tipologie, dalle azzeruole alle giuggiole passando per corniole, corbezzoli e sorbe, sono numerose queste tipologie di piccoli frutti che irroreranno le tavole, i piatti e le «madie» domestiche in questi week-end d’autunno.
Oltre alla possibilità di acquistare i frutti freschi o trasformati (confetture, torte, composte, ecc..) anche nei ristoranti del territorio si potranno assaggiare piatti in cui la fantasia degli chef incontrerà questi particolari, unici e per certi versi inediti sapori d’autenticità. Un esempio di menù ci viene proposto dal patron della Locanda del Cardello, Claudio Veroli. «In questo periodo - spiega lo stesso,- nel ristorante sarà possibile trovare menù degustazione a tema e singoli piatti alla carta». Un palinsesto di sapori e colori che spazierà dalla «Creme brûlé alla zucca e pera Scipiona alla cannella e Sangiovese, ai ravioli Gentil Rosso di patate e verza Scalogno di Romagna e mela cotogna, passando per un altro primo rappresentato dal risotto bietola rossa con melograno e arachidi e arrivando al secondo rappresentato dal filetto di maialino in crosta di noci con ketchup di giuggiole fino al dolce strudel di azzeruole su crema di cachi al ginepro». Accostamenti e incontri che guardano al piatto come a un’esperienza gustativa particolarmente intensa. Un trait d’unione tra passato e presente in cui le singole materie prime vengono assemblate in un concerto di densità organolettiche non quotidiane, ma assoluatmente emozionanti ed emotive.