Sandro Bassi - Ancora una volta nel ponte dei primi di novembre, Casola Valsenio torna ad essere la capitale internazionale della speleologia: un po’ per la sua vicinanza alla Vena del Gesso e alle sue oltre 230 grotte e un po’ anzi, soprattutto per un’ormai consolidata tradizione di ospitalità e impegno da parte di un comitato misto, oggi associazione culturale Speleopolis, casolano e non, che gestisce tutta la complessa macchina organizzativa.
Si tratta peraltro dell’ottava edizione casolana, e si chiamerà «Nuvole», di un appuntamento che nacque negli ormai lontani anni ’80 a Costacciaro, fra Umbria e Marche, ma che fin dal 1993 cominciò a tenersi a Casola, con cadenza biennale per tutti gli anni ’90 e poi in maniera più estemporanea fino all’ultima edizione del 2013. Negli altri anni il raduno-festival si è tenuto in altri centri (Sistiana di Trieste, Pordenone, Chiusa Pesio), ma a detta di tutti la miglior organizzazione e la migliore ospitalità si godono proprio a Casola che, non a caso, sotto il cartello stradale di ingresso al paese ne ha aggiunto un altro in cui si proclama orgogliosamente «città amica degli speleologi». «Ci aspettiamo non meno di duemila persone –- spiega Stefano Olivucci, di Speleopolis - e magari anche qualcosa di più, visto che gli iscritti del 2013 furono 2.200 e visto che nel tempo le proposte e le idee sono ulteriormente aumentate. Di fianco alla tradizionale parte fieristica (materiali tecnici) e a quella audiovisiva c’è una sempre più ricca offerta enogastronomica, che però non è di solo palato ma di conoscenza di tantissime realtà regionali». In effetti la speleologia, oltre ad essere distribuita un po’ in tutte le regioni, rappresenta bene quei territori montani o rurali che ancora conservano piatti e prodotti molto tipici; in pratica, chi non ha mai assaggiato le specialità degli speleo sardi, o calabresi, abruzzesi, o i vini del Carso triestino, non sa quel che ha perso ma può sempre rimediare.
«Ed è anche il nostro territorio a cogliere l’occasione per promuoversi - aggiunge Olivucci - e quindi abbiamo invitato aziende locali con i loro prodotti, poi il mondo della ceramica faentina con oltre trenta artigiani-artisti espositori e infine puntiamo sempre più sulle escursioni, non solo, come sempre, in grotta, ma anche sulla Vena del Gesso in quanto ambiente ben rappresentativo della natura romagnola meglio conservata».
Va ribadito infine il carattere internazionale, molto trans-frontiere, della speleologia: sono attesi soprattutto francesi, sloveni, croati, svizzeri, austriaci e spagnoli, ma quest’anno Casola ospiterà anche il Convegno annuale dei Corpi di soccorso speleologici europei, con tutto il corollario che ne consegue. Piccola parentesi: malgrado quel che si crede la speleologia è statisticamente uno sport sicuro; il fatto è che i pochi incidenti, oltre a fare molto clamore, sono spesso assai problematici per ragioni logistiche; di conseguenza i corpi di soccorso sono diventati estremamente specializzati; resta comunque il bisogno di confrontare le rispettive esperienze, anche molto diverse fra loro.
«Per approfondire i rapporti con realtà geografiche peculiari abbiamo ufficialmente invitato due rappresentanti della speleologia cubana e uno di quella messicana – conclude Olivucci -. Sottolineo infine che Casola verrà piacevolmente invasa da un numero di speleologi di poco inferiore a quello di tutti gli abitanti, eppure c’è sempre stata un’armonia perfetta, impensabile ad esempio in una grande città».