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Brisighella, a Ca' Carnè dove si può mangiare prodotti del Parco, dormendo come in un rifugio

Romagna | 09 Settembre 2019 Cronaca
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Sandro Bassi - Come esempio di una struttura turistica sui generis, che non fa turismo classico cittadino ma escursionistico-naturalistico, prendiamo il Rifugio Carnè, al centro dell’omonimo parco (confluito fin dal 2005 nel ben più vasto Parco regionale Vena del Gesso) a 5 km da Brisighella, sotto le pinete di Rontana e al centro di un’incantevole successione di prati, boschetti di quercia e carpino, doline, rocce.
«La nostra attività è diversificata secondo la stagione e secondo i giorni settimanali - spiega Luca Celotti dell’azienda agricola ‘Sapori di Fontecchio’ che da cinque anni gestisce la struttura -  e va premesso che siamo in costante crescita, ogni mese e ogni anno. Nei fine settimana lavoriamo ormai quasi solo su prenotazione perché, specialmente a pranzo, quando apparecchiamo anche all’aperto, viene moltissima gente. Non proponiamo un menù da ristorante, ma da rifugio, o meglio da azienda agricola qual è la nostra, quindi con scelta di piatti limitata a prodotti rigorosamente locali: pasta fatta in casa da noi, formaggi, salumi e vini di aziende del Parco, tipici del territorio e tra l’altro di un territorio protetto e incontaminato».
Il rifugio Carnè è raggiungibile solo a piedi (10 minuti dal parcheggio più vicino) e se questa è la sua croce è anche la sua delizia perché i frequentatori cercano appunto un luogo tranquillo, con aria pulita e cornice verde, ben lontano da tubi di scappamento.
«E questo vale anche per i pernottamenti - ancora Luca Celotti - anch’essi in aumento e legati alla frequentazione di escursionisti e pellegrini. Abbiamo 20 posti-letto, a castello, in tre stanze e direi che il cliente-tipo è colui che percorre il Cammino di Sant’Antonio, da Padova fino a La Verna. Sono in aumento anche gli escursionisti dell’Alta Via dei Parchi (un percorso regionale che collega le varie aree protette montane) e quelli del Sentiero Cai 505 (da Faenza alla Colla di Casaglia in due-tre giorni) che magari arrivano solo fin qui da Faenza per attraversare i calanchi, mangiare, riposarsi e scendere l’indomani. «Abbiamo un ovvio su e giù stagionale - dice Celotti - nel senso che d’inverno la clientela si riduce. Non ci sono più gite scolastiche o Cre estivi, ma restano i gruppi escursionistici o i singoli, anche con la neve. Non si mangia più all’aperto ma sabato e domenica la sala grande (una ex stalla ristrutturata ancora ben riconoscibile) da 50 posti e quella piccola, con camino, da 15, si riempiono lo stesso».
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