Basket A2, l'OraSì ritrova Montano: "La forza di Ravenna è il collettivo"
Stefano Pece
Dopo la sconfitta patita a Udine domenica scorsa, la prima in 12 partite, l’OraSì torna a casa per rimettersi a correre e tenersi stretto il primo posto. Forlì è in splendida forma e ha rosicchiato ai giallorossi due punti in classifica, dunque serve una vittoria contro l’Urania per tenere a distanza i cugini. Sulla loro strada i giallorossi (palla a due domenica 2 febbraio alle ore 18) troveranno l’ex Matteo Montano, che a Milano sta vivendo un’ottima stagione ed è ben deciso a fare bella figura nel suo ex palazzetto.
Matteo, emozionato per il ritorno al Pala de André?
«Emozionato no, ma contento di tornare sicuramente. Mi farà piacere rientrare in quel palazzetto perché ho passato due anni belli a Ravenna. Dalla società all’ambiente, ricordo tutto con piacere. Ho lasciato degli amici in quella città e sarà bello rivedere tutti».
Che accoglienza si aspetta?
«Non so cosa aspettarmi, ma credo di avere lasciato un bel ricordo. Ci sono ancora persone con cui sono in contatto per cui credo che sarà un ritorno positivo».
A Milano sta vivendo la migliore stagione degli ultimi anni: secondo marcatore della squadra con 12.8 punti di media, 3.2 rimbalzi, 2.8 assist e 1.2 recuperi.
«Effettivamente sto facendo bene. Qui ho trovato la mia dimensione ma va anche detto che a 28 anni ormai sono un veterano. Inoltre a Milano mi trovo molto bene come città e come ambiente. E quando stai bene al di fuori del basket, questo influisce anche sulle prestazioni dentro al campo».
Com’é stato passare da un piccolo centro come Ravenna a una metropoli come Milano?
«Tra Milano e Ravenna c’è una grande differenza. Tuttavia io sono di Bologna e la mia città è abbastanza grande per cui ci ho messo poco a prendere il ritmo della metropoli. Milano è forse l’unica città in Italia che ha un respiro europeo, c’è tutto quello che si può desiderare e si sta davvero bene. Inoltre la mia ragazza viveva qui già da tempo e, abitando con lei, ho impiegato anche meno tempo ad abituarmi».
Tornando al basket, la sua Urania va meglio fuori casa che in casa.
«Sì abbiamo uno strano rendimento. Questo forse dipende anche dal fatto che non riusciamo ad allenarci quasi mai al PalaLido, un po’ come accadeva a Ravenna al Pala de André. Si tratta di un palazzetto non semplice perché i ferri sono duri, le prospettive sono differenti ed è molto grande. E’ un po’ come giocare sempre in trasferta, forse è per quello che non facciamo tanta differenza tra casa e fuori».
Nel girone di andata siete stati una delle poche squadre a mettere davvero in difficoltà l’OraSì.
«Venivamo da un momento piuttosto difficile. Avevamo vinto soltanto due partite su 8 ed avevamo appena messo fine a una serie negativa di quattro partite, ed erano state tutte sconfitte all’ultimo tiro. Non era una bella situazione, emotivamente però eravamo carichi dalla vittoria ottenuta a Orzinuovi e volevamo ripeterci. Adesso però è tutto diverso. Noi siamo cresciuti molto come gruppo, ma lo stesso si può dire di Ravenna perché, dopo quella sconfitta, ha perso soltanto domenica scorsa».
Chi la preoccupa di più tra i giallorossi?
«Ravenna non è una squadra che dipende da un giocatore solo. Gli americani sono molto forti, ma è il collettivo che fa la differenza. Sono tutti bravi giocatori che stanno bene insieme e giocano una buona pallacanestro. Di Thomas mi impressiona la capacità di rendere tanto in poco tempo, poiché non ha un minutaggio altissimo. Lui sarà il pericolo principale, ma è tutta la squadra da tenere d’occhio».
Pensa che Ravenna sia stanca?
«Vincere 11 partite in fila è sintomo di grande salute e credo che dia ulteriore carica. Però perdere a Udine ci sta perché quel campo non è facile per nessuno. Non penso che Ravenna sia una squadra stanca».
Ha parlato del gruppo Ravenna. Il gruppo Urania invece com’é?
«È uno dei migliori in cui sono stato in carriera. Siamo tutti abbastanza giovani, stiamo bene insieme e gli americani sono molto integrati. Raivio è come se fosse un italiano aggiunto: è in Italia da tanto tempo e parla anche molto bene la nostra lingua. Lynch è molto disponibile ed è un ottimo compagno di squadra. Stare bene insieme è una chiave per fare un buon campionato».
Tra gli ex della sfida c’è anche il suo concittadino Sabatini. Come si trova con lui?
«Con Saba mi trovo molto bene. Lo conoscevo dai tempi di Bologna perché avevamo qualche amico comune, ma è qui a Milano che l’ho conosciuto meglio. Si è instaurato un bel rapporto di amicizia e ci troviamo bene anche in campo».