Banche, La Bcc, il presidente Ricci: "Bene la fusione con Forlì, Credit Agricole non ci spaventa"
Manuel Poletti - «La nostra Bcc mantiene un rapporto capillare col territorio, questa è la differenza principale rispetto ad una banca nazionale, come il Gruppo Credit Agricole che investirà in Romagna. E’ giusto che ci sia competizione sul mercato, il nostro 2017 si è chiuso positivamente, la fusione con Forlì sta già dando discreti risultati».
Secondo Ricci, presidente de La Bcc ravennate, forlivese e imolese (il più grande Credito cooperativo della Romagna, ndr) non teme l’arrivo di altri gruppi nazionali sul territorio, forte anche per le peculiarità che l’istituto di credito che presiede ha con i suoi soci (migliaia) e clienti.
Presidente Ricci, che risultati sta dando la fusione con Forlì. Non sono mancate le polemiche in questi mesi…
«La Bcc chiude il 2017 in maniera positiva, dopo le critiche dei mesi scorsi i risultati ci stanno dando ragione, la piazza di Forlì diventerà sempre più importante per il nostro istituto, le differenze per numero di soci e fatturato erano elevate, ci siamo posti obiettivi ambiziosi che stiamo mantenendo. A Forlì la banca era per pochi, noi vogliamo che diventi una banca per tanti».
In numeri di cosa stiamo parlando?
«A Forlì c’erano 2800 soci contro i 24mila della Ravennate, un primo obiettivo è quello di portare mille nuove adesioni in quella città entro metà 2018. Poi c’è stata una buona amalgama fra i dipendenti, che hanno assimilato un metodo unico di lavoro, in alcuni casi cambiando anche città; abbiamo responsabilizzato le filiali, con maggiori ‘poteri’, per renderle più protagoniste della banca. Infine, sul fronte del personale, abbiamo avviato le pratiche per 60 prepensionamenti nel triennio 2017-19, come richiesto anche dai piani di Bankitalia».
Credit Agricole, che ha rilevato le Casse di Cesena e Rimini, investirà un miliardo in due anni in Romagna. Vi preoccupa?
«Ci sono differenze sostanziali fra le banchi locali, come la nostra, ed un gruppo nazionale come quello in questione. Poi il mercato è fatto di competizione, noi faremo la nostra parte partendo da decine di migliaia di soci e rapporti solidi costruiti nel tempo. Facendo un passo indietro, bisognerebbe ricordare anche che le Fondazioni che erano collegate alla Cassa di Cesena e alla Banca di Romagna, negli ultimi 25 anni hanno dissipato un patrimonio storico, questo dovrebbe far riflettere qualcuno pure nelle nostre città».
In generale anche il mercato del credito pare risentire positivamente della leggera ripresa economica, dopo anni molto duri. Dal suo osservatorio che analisi può fare?
«Sui mutui casa c’è stato un segnale molto evidente, ne abbiamo fatti mille in più nel 2017 rispetto all’anno precedente. La crescita però non è ancora omogenea, la situazione è migliorata ma non possiamo dire che è stato già recuperato tutto, non è così e ci vorrà ancora tempo».
Che effetti sta avendo invece la riforma del governo Renzi sul mondo delle Bcc? Sembrate divisi a metà, fra Roma e Trento, è così?
«Entro fine 2018 arriverà a compimento questo processo. C’è però troppa voglia di distinguersi. Conosco la mentalità dei trentini, mi hanno sorpreso invece anche molte realtà della nostra regione che hanno scelto di aderire a quella realtà rispetto ad Iccrea. Rischiano di moltiplicarsi i costi e anche gli esuberi».
Le elezioni politiche, se non daranno un governo al Paese, sono un rischio anche per l’andamento economico generale?
«All’Italia serve governabilità, non c’è dubbio. In questo momento è necessario dare seguito al processo di riforme iniziato in questi anni anche perché l’Italia ha un debito enorme che pesa sui conti pubblici. Serve mantenere alta la credibilità del Paese, una situazione di stallo politico prolungato sarebbe un problema serio anche per l’economia».