Bagnacavallo, sono circa 100mila le bottiglie di «Bursôn» prodotte, il «potente» vino rosso della Bassa
Riccardo Isola - Quell’anima austera, presente, autentica del vino della Bassa Romagna. Parliamo del vino rosso simbolo delle argille padane, che da Russi a Bagnacavallo passando per qualche breccia oltre confine caratterizza da quasi una trentina d’anni la produzione viticola di questo territorio. Dal 1997, poi, per tutelare, promuovere e quindi valorizzare un vitigno «Uva Longanesi», e un vino ottenuto da queste uve autoctone «Bursôn», si è creato il Consorzio « Il Bagnacavallo». Consorzio i cui 12 soci, di cui 7 sono quelli prettamente commercializzati, producono in media, all’anno, circa 100/120 mila bottiglie.
LA STORIA DEL BURSON
La storia del Bursôn deve tutto al suo padre putativo: Antonio Longanesi, soprannominato appunto Bursôn. Un vino della Bassa Romagna che viene oggi riconosciuto come portabandiera della vitivinicoltura pianeggiante, extra conferimento, e che nasce per caso. Longanesi, infatti, durante la sua vita era solito trascorrere le giornate invernali in un capanno da caccia situato nei pressi di un roccolo: una quercia sulla quale si arrampicava una vite selvatica. Proprio questa sconosciuta pianta lo incuriosì per la dolcezza dell’uva e la capacità di rimanere sana fino al tardo autunno. A metà degli anni ‘50 del Secolo scorso la famiglia Longanesi passò alla viticoltura moderna moltiplicando questa vite selvatica, garantendone così la sopravvivenza. Dall’uva raccolta, allora come oggi, si è in grado di mettere in bottiglia un vino di 14 gradi, un risultato impensabile da raggiungere con uve coltivate nella pianura romagnola. Da quel momento l’azienda iniziò a proporre il proprio vino e fin da subito diffuse la vite fra i compaesani. Nel 2000 l’Uva Longanesi viene iscritta al registro delle varietà dell’uva da vino, dopo le analisi del dna, svolte nell’Istituto di San Michele all’Adige. il vino si presenta solitamente di un rosso intenso con riflessi violacei. I profumi spaziano da sentori di frutta matura con ricordi di ciliegie, vaniglia e note speziali. Mentre il sapore è marcato, persistente con tannini potenti e con forte tipizzazione degli aromi. la conservabilità: va tranquillamente oltre i 10 anni.
TIPOLOGIE COMMERCIALIZZABILI
Il vino Bursôn, stando al regolamentato che segue un preciso disciplinare, è oggi prodotto nelle tipologie: Blu di Bursôn ottenuto da uva fresca con lavorazione solo in acciaio, Bursôn ottenuto da uva appassita in quantità variabile, dal 50% al 100% a discrezione dell’azienda, affinamento il legno di almeno 2 anni, lo Spumante Rosé e il Passito Dolce. Per quanto concerne la prima tipologia secca e ferma le bottiglie prodotto variano dalle 50 alle 60 mila unità annue, per il vino riconosciuto ai più con il termine «Etichetta nera», quello di punta del progetto enoico, siamo attorno alle 5omila bottiglie. Molto meno, dalle 20 alle 30 mila, per il Rosè e poche migliaia sono invece quelle passite, circa 2.000 all’anno.
IL CONCORSO ANNUALE
Infine per quanto concerne i riconoscimenti ottenuti dai vari soci, dopo le finali del giugno scorso, nelle settimane scorse si è tenuta la premiazione del vincitore del concorso del miglior Bursôn in commercio nell’anno 2024. Ad aggiudicarsi il riconoscimento è stata, verrebbe da dire ancora una volta, Tenuta Uccellina di Russi. La cantina non è, infatti, nuova a questi riconoscimenti visto che ha ormai collezionato undici del venti cavalli d’argento con diamante nero, realizzati dall’orafo Paolo Ponzi come premio per le venti edizioni del concorso fin qui realizzate. L’annata premiata per la cantina della famiglia Rusticali è stata la 2017. Testimonianza che martedì 26 novembre si troverà in sfida con altri quattro grandi testimonial enoici italiani. Dalle 20 al ristorante All’Infinito di Bagnacavallo il Consorzio organizza «A che punto siamo?». Info: 338/2894960.