Andrea Borgnino dagli archivi Techetè Rai al Radio Sonora Fest di Bagnacavallo il 12 ottobre

Romagna | 12 Ottobre 2019 Cultura
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Federico Savini
«Quello che spesso i ragazzi non sanno è quanta parte della storia del nostro Paese sia passata, letteralmente, attraverso la radio. Quanto insomma questo mezzo sia stato centrale per le sorti dell’Italia, e dunque quanto abbia fatto la storia, oltre che raccontarla. Se poi gli si fa capire che la radio di stato in particolare, con quel canone che forse impareranno a odiare da adulti, rappresenta una sicurezza per la tenuta della democrazia, beh, magari da adulti quel canone non lo odieranno!». Andrea Borgnino, responsabile di Radio Techetè, progetto dell’emittente nazionale che lavora proprio sulla riattualizzazione di quel patrimonio che sono le teche Rai, è uno dei maggiori storici della radio italiana nonché la persona più titolata in assoluto per raccontare cosa sia stato e cosa sarà il mezzo radiofonico. Argomenti che sabato 12 ottobre saranno al centro dell’intensa giornata di incontri, workshop, concerti e laboratori della seconda edizione del Sonora Radio Fest, festival delle web-radio lanciato con sorprendente successo l’anno scorso da Radio Sonora (l’emittente on-line sostenuta dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna) e che tornerà ad occupare gli spazi del convento di San Francesco ospitando centinaia di ragazzi (ma l’ingresso è aperto a tutti), con un fitto programma curato dall’art director Gianni Gozzoli e che, oltre ai ragazzi di Radio Sonora, coinvolgerà speaker di fama nazionale, musicisti e autori (vedi box dettagliato sul programma in pagina).
Andrea Borgnino interverrà con un suo speech e allestirà nella sala delle Capriate la mostra Radio Techetè: la radio ieri, oggi e domani. «Parlerò di ciò di cui mi occupo, ossia la storia di Radio Rai, una splendida signorina di 95 anni che ha ancora un certo charme - spiega Borgnino -. Racconterò di come la radio abbia fatto uno dei racconti migliori della storia del nostro Paese, attraverso ad esempio il ruolo ricoperto durante la guerra, e porteremo ai ragazzi anche interviste a grandi personaggi, come Renzo Arbore. Radio Techetè parte dagli archivi e li utilizza per comporre i puzzle di storie più ampie».
A pensarci bene, come curatore degli archivi Rai ha una grande responsabilità, specie nel mondo di oggi e nei confronti delle giovani generazioni. Come si divulga la memoria nel caos di oggi?
«E’ vero, è un compito importante e proprio per questo va portato avanti. A Bagnacavallo l’anno scorso ho parlato di fronte a 200 ragazzi e mi occupo da vicino anche del progetto “Porte aperte”, con il quale abbiamo fatto visitare le sedi Rai a ventimila ragazzi delle scuole italiane. Posso dire che sento sempre tanta energia provenire dai giovani attorno al mondo della radio. Per capire il ruolo concreto della radio, ad esempio, è sempre molto efficace utilizzare campioni di trasmissioni radiofoniche partigiane, dagli anni della guerra; fanno capire immediatamente quanto questo mezzo possa andare ben oltre l’intrattenimento. Così si cattura l’attenzione, poi si prosegue».
In genere cosa incuriosisce i più giovani?
«I supporti. Abituati alla rete e al cloud, quasi tutti i giovani non si pongono nemmeno la questione, a mala pena sanno del compact disc. Io gli porto reperti degli anni ’30, vecchi dischi, il nastro che i giornalisti radio di allora tagliavano con le forbici e cose del genere. Mettere le mani sui supporti desta sempre grande curiosità, è qualcosa di molto concreto ma anche di lontano e sorprendente insieme».
Se ne parla da almeno 15 anni, ma come mai in Italia il podcast non decolla fino in fondo?
«Qui bisogna intendersi, perché ad esempio Veleno di Pablo Trincia supera anche il milione di download, direi che è più che decollato! In generale comunque parliamo di un mezzo che è e rimarrà diverso dalla radio tradizionale, che punta sull’intrattenimento e per il 70% in Italia si ascolta in auto. Il podcast ha, probabilmente per sua natura, un’offerta dal taglio culturale più alto e quasi certamente il pubblico è il medesimo che compra e legge i libri. In Italia sul fronte culturale non abbiamo il “consumo” che c’è nei paesi anglosassoni, dove il podcast ha numeri superiori da anni e dobbiamo anche considerare che in quei paesi è sedimentata anche una cultura dell’audio-libro che da noi è pressoché inesistente. Il podcast comunque crescerà anche in Italia, pur mantenendosi su numeri lontani da quelli della radio».
E il futuro della radio è inesorabilmente on-line?
«Penso di no, specie finché c’è traffico! Peraltro gli ascolti delle radio on-line non sono particolarmente alti o in crescita e anche all’estero non è molto diverso».
Il lavoro dell’intero progetto Techetè fa emergere, da anni, tesori incredibili dagli archivi Rai. Quanto c’è ancora da vedere? O magari da scoprire?
«Il punto è proprio scoprire perché, letteralmente, le scoperte arrivano di continuo e senza annunciarsi. Negli archivi Rai, per la parte radiofonica, c’è qualcosa come 450mila bobine. Quello che contengono lo scopriamo appunto digitalizzando ed etichettando. E’ un fondo veramente sterminato e lo stesso vale per la televisione. Secondo me, oggi come oggi, non possiamo avere la certezza che qualcosa sia andato definitivamente perso, potrebbe riemergere davvero tutto».

 
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