Alluvione Valencia: «Io ero a casa e mi arrivavano messaggi terrorizzati», il racconto di Nicola, ravennate sommelier nella città spagnola

Romagna | 05 Novembre 2024 Cronaca
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Marianna Carnoli - Il 29 ottobre un'alluvione di portata eccezionale ha messo in ginocchio diversi paesi spagnoli attorno a Valencia e il sud della città. Sulle strade s'è riversata in un'ora l'acqua di un anno, le vittime accertate ad oggi sono 222 e più di centomila i veicoli bloccati lungo le strade più colpite dall'alluvione. «Martedì sera (il 29 ottobre ndr) ero a casa sul divano quando hanno iniziato ad arrivarmi messaggi di amici anche dall'Italia, molti dei quali non sentivo da diversi anni. Mi chiedevano come stessi e dell'acqua a Valencia». Nicola Sacchetta, ravennate 46enne, da 16 vive a Valencia e da 8 lavora come sommelier in un ristorante della città. «Mi sono preoccupato perchè non capivo cosa stesse succedendo, finchè alle 21 sul cellulare mi è arrivato l'allarme. Purtroppo la Rambla del Poyo aveva già esondato spazzando via tutto quello che si trovava difronte. Io vivo nel nord della città, in un appartamento al terzo piano in zona porto, una zona che spesso si allaga, ma mai in maniera preoccupante, al max 30 cm di acqua. La Comunità Valenciana è autonoma e il Governo interviene solo su chiamata o se l'emergenza salE a livello 3. In quest'occasione l'allarme è scattato alle 8 del mattino dopo, alle 18 la popolazione è stata rassicurata che la situazione era sotto controllo dunque in molti, vedendo l'acqua alzarsi hanno pensato di andare nei garage a spostare le auto e l'acqua li ha travolti mentre erano in strada, bloccati nel traffico. Purtroppo adesso assistiamo ad un rimpallo di responsabilità: l'unità di emergenza militare era pronta dal mattino, ma è stata ferma in attesa di chiamata e alle 21 la Comunità Valenciana se l'è presa con il governo per non essere intervenuto prima. Nella mia zona non è successo nulla, ma i paesi a sud di Valencia sono in ginocchio. Il nord della città è stato risparmiato grazie al Rio Turia, scolmato in un deviatore costruito dopo l'alluvione del 1957 e da allora rimasto inutilizzato, senza edifici nè infastrutture, ma dove è stato creato il Jardì del Turia, un giardino di grande impatto paesaggistico ed ecologico. L'acqua del 29 ottobre s'è riversata nel nuovo letto del fiume e non in città. Dal 2007 si parla di mettere in sicurezza la zona sud, a rischio ideologico, ma i tecnici avevano stimato che un evento simile poteva presentarsi tra 70 anni, dunque i lavori sono sempre stati rimandati. La mia di oggi è una situazione stranissima: vivo a meno di 2 km dal disastro e sotto casa mia non si percepisce nulla. Più di 15 mila persone sono in difficoltà e mi sono iscritto nell'elenco dei volontari per andare ad aiutare. Per ora continuo a lavorare al ristorante anche se quasi mi sento colpevole nei confronti di chi, a così poca distanza da me, ha perso tutto».
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