Un viaggio nella Romagna di ieri e di oggi con Cerini «Per evitare di dimenticare il dialetto»

Ravenna | 05 Agosto 2017 Cultura
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Floriano Cerini sarà lunedì 7 agosto, alle ore 21, al Bagno Perla per presentare due libri dedicati alla Romagna: Burdèl - ragazzi di bottega e U n’s’fa pió l’amôr com’una vôlta (Tempo al libro). Nei suoi libri approfondisce argomenti della cultura, storia e tradizione romagnola.
Che cosa la lega alla Romagna?
«Sono un romagnolo doc, in effetti sono ricordi  dell’infanzia degli anni ‘60, io sono del ‘51. L’idea di tornare alle origini è venuta dopo la fine del lavoro,  pensavo a come avevo vissuto io la Romagna negli anni ‘60 e l’occasione mi è venuta da quando facevo il burdel, il ragazzo di bottega in un barbiere. Quella è stata una palestra di vita per me. “Burdèl” è stata l’occasione per ricordare i personaggi della città, le macchiette, i politici, i personaggi caratteristici, ma anche di dare uno sguardo agli anni ‘60, a come è cambiata la società italiana. Erano i cosiddetti anni del benessere, del boom economico, dello sviluppo. Un tuffo nel passato alla scoperta di una Faenza ancora piena di botteghe, dove i ragazzini di quegli anni venivano mandati dai genitori nella speranza di apprendere un mestiere».
Come è la Romagna oggi?
«Oggi la società non è più provinciale, si è aperta. Sono rimasti alcune caratteristiche del modo di essere dei romagnoli :la schiettezza, l’ospitalità, il senso del dovere e del lavoro. Il dialetto sta scomparendo per questo con questi libri cerco di utilizzare proverbi e modi di dire per evitare di dimenticarli. Del romagnolo è rimasta l’ironia, la voglia di scherzare, di fare gli sfottò».
In «Burdél» racconta la sua infanzia, nell’altro libro parla di amore e corteggiamenti.
«Il “far l’amore” di oggi non è più il fê l’amôr di ieri. Nel linguaggio amoroso romagnolo di qualche decennio fa, fê l’amôr voleva dire semplicemente cimentarsi nel corteggiamento e nell’intreccio di una relazione. Poi parlo della differenza tra il filarè (spasimante), l’ambrôs (moroso), marid e mój (marito e moglie), trat, cmêdra e bèc (amante maschio, amante femmina e cornuto).
Racconto di quando c’era il filarino, perchè le donne filavano in casa, di quando si facevano trebbi e serenate Di queste storie, alcune sono vere, alcune di fantasia, ma affondano in ricordi che ho sentito, in esperienze anche personali. E’ levoluzione dei romagnoli nell’ambito dei sentimenti amorosi»
Che rapporto c’è fra questi due libri?
«E’ la continuità con il passato, “Burdèl” parla della gioventù, dei valori sociali, mentre l’altro del passaggio tra presente e passato legato ai sentimenti. C’è continuità tra i due libri».
Come si è preparato?
«Ho fatto ricerche, basandomi su un filone di studi e cultura romagnola e di grandi scrittori di questo settore come Eraldo Baldini, Giuseppe Bellosi, Giovanni Nadiani, Giuliano Bettoli e di riviste come la Schurr. Ho studiato lo sviluppo, la cultura, le tradizioni. Per questo alla fine dei libri c’è una bibliografia sui testi consultati».

Lunedì 21 agosto, sempre alle 21,  al Bagno Perla si recupera l’incontro con Letizia Magnani che presenterà il suo libro «Quella strana idea di Romagna».
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