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Ravenna, i capannisti chiedono una proroga al 31 dicembre per la presentazione dei progetti di riqualificazione

Ravenna | 14 Maggio 2018 Cronaca
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Federica Ferruzzi- La questione dei capanni e della loro legittimità continua a tenere sulla corda i quasi trecento proprietari delle strutture a cui, entro il 31 luglio, è stata concessa la proroga per presentare un progetto di riqualificazione. Il Comune ha infatti pubblicato uno studio condotto dall’Università che, in sostanza, dimostra come i manufatti costruiti lungo le aste dei fiumi non influiscano sul deflusso delle acque ed è proprio questo documento che ha spinto Maurizio Braghittoni, presidente dell’associazione Pesca sportiva e ricreativa, ad invocare un’ulteriore proroga per la presentazione dei progetti. «Si tratta - spiega Braghittoni - di un risultato positivo che permette un’ulteriore pressione sulla Regione per sbloccare le concessioni sospese nel 2003. Gli studi sono finiti 15 giorni fa e dicono che i capanni non sono rilevanti per eventuali esondazioni e non influiscono sul deflusso delle acque. Va detto, a onor del vero, che non esistono verifiche per quanto riguarda la tenuta per un impatto di piena, ma in sessant’anni non è mai successo niente». A fronte dell’incertezza, sono stati diversi i capannisti che hanno interrotto l’iter tecnico in attesa di una risposta che, però, è arrivata solo ora. «E’ per questo che aspettiamo dalla Regione una proroga alla data del 31 luglio in quanto il capannista, prima di spendere soldi per il lavoro di un tecnico, ha aspettato per capire se avesse o meno il permesso di rimanere. Ora contiamo sulla proroga, perchè in neanche tre mesi non si riusciranno a redigere i documenti che servono». E novità in proposito non dovrebbero tardare. «Il risultato dovremmo vederlo entro questo mese, gli studi sono stati pubblicati e serve un’istruttoria da parte della Regione. Il 21 maggio, se non prima, Comune, Regione e varie parti in causa dovranno trovarsi per una soluzione. L’Amministrazione ha pagato gli studi dell’indagine, ma i fiumi sono di proprietà demaniale e l’ultima parola spetta alla Regione, che deciderà se i capanni possono restare nelle golene fluviali». «La parola che aleggia sulla bocca di tutti – fa eco Giuseppe Benini, vicepresidente della cooperativa Fruitori ambiti naturalistici ravennati – è ‘delusione’. Stiamo seguendo un iter per la regolarizzazione molto complesso, in quanto gli uffici comunali hanno applicato il regolamento nella maniera più restrittiva possibile. I capannisti vogliono mettersi in regola, ma in questo modo è praticamente impossibile e saranno pochi quelli che riusciranno a farlo entro il 31 luglio». Secondo Benini, in base alle regole comunali, l’iter di regolarizzazione di un capanno corrisponderebbe a quello di una casa: «La spesa per le pratiche di regolarizzazione, legittimazione e accatastamento va dai 6 ai 10mila euro, mentre per una riqualificazione vera e propria si va dai 30 ai 40mila euro. Le cose non cambiano molto anche per chi è concessionato, in quanto dovrà rendere conto della situazione prima del 1967. Se, tanto per fare un esempio, un capanno che oggi misura 50 metri quadrati, prima di quella data era di 30, dovrà tornare a quella metratura, ma la scadenza per la presentazione del progetto di riqualificazione è troppo vicina e chi non farà in tempo a produrre il progetto di riqualificazione rischia di dover demolire il proprio manufatto nel 2021. L’età media dei capannisti è abbastanza elevata e temo che saranno in tanti a lasciare perdere. Per questo mi associo alla richiesta del collega Braghittoni e chiedo una proroga al 31 dicembre».
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