Ravenna, Cas (centri accoglienza straordinaria): L'esperienza della cooperativa 3°Millennio

Ravenna | 23 Dicembre 2018 Cronaca
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Marco Bandini è presidente della cooperativa sociale 3°millennio, ente gestore di un Cas (centro di accoglienza straordinaria) erogato dal Comune di Ravenna, e gestisce anche la cooperativa La Pieve, realtà attiva nel forese con più strutture. «Come cooperativa 3°millennio disponiamo di 40 posti: attualmente quelli occupati sono 35 e sono in calo. Sono diversi mesi che, man mano che i ragazzi ottengono i documenti o vengono espulsi, non si registrano nuovi ingressi. Il trend si sta riducendo». La Pieve aveva invece tre centri di accoglienza: uno a Mensa Matellica, uno a Campiano e uno a Mandriole. «Il primo è stato chiuso e i ragazzi presenti si sono trasferiti a Mandriole, dove attualmente sono 17 su un totale di 20 posti. A Campiano, invece, sono 15 su 20, ma si tratta, anche qui, di numeri che si stanno riducendo». Le nazionalità sono sempre le stesse: nigeriani, ivoriani, pakistani, gambiani e camerunensi. «Abbiamo dato corpo e anima e ci hanno additato come sfruttatori, ma vorrei mostrare i bilanci: di margine non ce n’è, noi di guadagno economico non ne abbiamo avuto, ma dal punto di vista umano abbiamo ricevuto grandi soddisfazioni. Un esempio ne è stato anche il torneo di calcetto al Dribbling che si è concluso a giugno di quest’anno: abbiamo fatto le fasi nazionali a Cesena con l’international team, è stata una bella esperienza. Al momento stiamo continuando a fare accoglienza e speriamo di poter continuare». In proposito Bandini aggiunge: «Vengo da un incontro con i ragazzi che risiedono a Mandriole, spaventati perché da marzo si tornerà in gestione alla Prefettura. Molti non avranno i documenti del permesso di soggiorno e non c’è chiarezza sul loro destino: qualora arrivi il diniego dei permessi in essere queste persone saranno in strada senza nulla. E’ giusto chiarire che il decreto di espulsione non implica il rimpatrio, pertanto queste persone rimarranno sul territorio come clandestini. Sono ragazzi che sono con noi da tanto e che sono stati seguiti da vicino. Molti lavorano, stanno ultimando le scuole professionali, fanno volontariato nei comitati cittadini di Santerno e Mandriole e hanno svolto lavori stagionali per le aziende del territorio. Il decreto, però, non ne tiene conto. Si tratta di gente scappata da mille problemi, anche di natura economica, che sta facendo di tutto per integrarsi. Ci sono ragazzi che hanno seguito corsi di formazione per meccanico a Piangipane e grazie al tirocinio del corso professionale hanno trovato lavoro. Stanno ottenendo gli ultimi documenti e godono dei diritti umanitari, quindi per due anni saranno tranquilli e continueranno a lavorare, ma dopo verranno espulsi come gli altri. E’ un peccato, perché si tratta di persone che hanno dimostrato di essersi integrate. Vedere che il lavoro fatto finora va buttato fa davvero male, andava fatta una valutazione più attenta. C’è molta fretta nel dire ‘liberiamo i Cas’ e che il male di tutto sono le cooperative sociali, ma non è così. Certo, non tutte le gestioni sono state uguali, ma non si può generalizzare. Ora bisognerebbe gestire i ragazzi presenti, ma ci sono due ordini di problemi, uno sociale l’altro economico». (fe.fe.)
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