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Quando Benedetto Croce apri il VI Centenario di Dante nel 192

Ravenna | 14 Settembre 2019 Cultura
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Dagli archivi della Fototeca della Biblioteca Classense un raro documento che risale al 1920
Il 14 settembre del 1920 il ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce si trovava a Ravenna per aprire ufficialmente le celebrazioni per il Sesto Centenario della morte di Dante Alighieri. Da notare, tanto per iniziare, come la data di apertura delle celebrazioni fu - e così sarà anche per il Settimo Centenario che ci apprestiamo a vivere - un anno prima del suo effettivo anniversario, che sarebbe caduto nel 1921.
Quella di Croce non fu solo una comparsata, per dirla col tono disincantato che tanto si abbina alla sensibilità con cui oggi valutiamo i nostri politici: con la cosiddetta “legge Croce” del 1921, infatti, il filosofo destinò ingenti risorse per l’effettuazione di importanti lavori e iniziative i cui effetti sarebbero durati ben oltre l’evento contingente. Ravenna aveva già intrapreso restauri e ‘riletture’ di monumenti, oltre a studi storiografici celebri come il ponderoso libro «L’ultimo rifugio di Dante Alighieri», scritto da Corrado Ricci già nel 1891, ma il ministro pensò a specifici contributi per migliorare il decoro della Tomba di Dante, per sistemare l’area del quadrarco di Braccioforte, per aiutare il Comitato Cattolico di Ravenna che stava portando avanti i lavori di restauro in San  Francesco e per sistemare una sala in Biblioteca Classense, da dedicare a Dante.
Nei fondi Ricci, Ulderico David e Mazzotti sono conservate alcune foto che descrivono l’arrivo di Croce e alcuni momenti celebri della sua visita, che toccò anche i chiostri francescani, il recinto di San Vitale e la cappella polentana di San Francesco. Il filosofo sostò ovviamente anche nella Tomba di Dante, nel cui registro di visita lasciò la sua firma, e soprattutto, con un seguitissimo discorso, consacrò nel nome di Dante la sala che era stata il refettorio dei camaldolesi in Classense; quella, per intenderci, che noi oggi chiamiamo Sala Dantesca. In quanti sanno però che il nome originario - stampato su tutte le pubblicazioni ufficiali - era Sala di Dante? La Sala Dantesca, in Classense, esisteva già ma era altrove. Ma dove? Ebbene, la Sala Dantesca è la sala che dal 1908 accolse la raccolta Olschki, acquistata dalla Classense con pubblica sottoscrizione nel 1905 e considerata allora la più importante biblioteca a soggetto dantesco d’Italia e tra le più notevoli al mondo. Qualche giorno fa il dott. Daniele Olschki, editore di fama e pronipote di quel Leo Samuel Olschki che 114 anni fa cedette ad un prezzo di favore la sua preziosa raccolta libraria a Ravenna, ha visitato per la prima volta la sala che oggi, per distinguerla dalla Sala Dantesca già refettorio monastico, viene chiamata con il suo cognome: Sala Olschki. Chissà che emozione.
La «legge Croce», in un’Italia povera uscita da una guerra terribile, prevedeva uno stanziamento speciale di un milione duecentocinquantamila lire del 1921, equivalenti a circa un milione e centomila euro correnti. Si trattava di una cifra significativa, ma ben minore rispetto all’impegno assunto in questi anni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Il Sesto Centenario dantesco a Ravenna si sviluppò per un anno: iniziò il 14 settembre 1920, nel giorno anniversario della morte di Dante, un anno preciso prima della data centenaria. Il 14 settembre 1920 si svolse la visita ed il discorso di Croce a Ravenna, mentre oltre che a Ravenna, fervevano le iniziative dantesche in tutta Italia a cominciare da Roma dove il sindaco allora era proprio Luigi Rava. Lo Stato, inoltre, decretò festa nazionale il 14 settembre 1921, sesto centenario dantesco che venne commemorato solennemente anche a Ginevra alla Società delle Nazioni (progenitrice dell’Onu).
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