Gli amici di sempre ricordano la figura di Nino Carnoli, artista e scrittore eclettico

Ravenna | 03 Aprile 2020 Cultura
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Ravenna piange Saturno Carnoli, detto «Nino», l’intellettuale e figura di spicco del mondo della cultura locale scomparso il 26 marzo. Settantanove anni, quattro giorni prima del decesso era stato ricoverato al Covid Hospital di Lugo perché era risultato positivo al Coronavirus mentre era degente a Faenza per un intervento. Scrittore e artista, nonché insegnante all’Albe Steiner, Carnoli era stato protagonista di moltissime iniziative dedicate al mosaico a partire dagli anni ‘70. Personaggio colto ed eclettico, aveva spaziato dalla serigrafia alla grafica pubblicitaria, passando per la fotografia. Negli ultimi anni della sua vita aveva continuato a mandare alle stampe libri sulla storia di Ravenna e i suoi protagonisti. Nel 2019, per le Edizioni del Girasole, aveva pubblicato «Sulla unicità dei mosaici ravennati. Dialogo tra un vecchio mosaicista e un giovane turista» e «Per amore del vero, la breve vita di Marino Pascoli» insieme a Cesare Albertano. Sempre insieme a lui, l’anno prima, era uscito in libreria, per Moderna, con «Inidoneità. Storia giudiziaria di un manifesto». Carnoli aveva anche collaborato con le istituzioni in diverse occasioni: nel 2005, per la Regione Emilia-Romagna aveva progettato e realizzato con il regista Andrea Pedna il filmato «La spiaggia risanata» sul ripascimento delle spiagge ravennati. Dal 2000 era anche stato responsabile marketing e comunicazione della Scuola Bottega del Mosaico, struttura voluta dal Comune di Ravenna per lo sviluppo della produzione e l’insegnamento del mosaico di tradizione. Lascia la figlia Marianna, nostra collega, e la compagna Elisabetta.

Nino uomo di due secoli, forse tre
Non sono molti gli anni che ci separano, dodici. Ma sono anni importanti. Nino era anto nel 1941, in tempo per avere memoria, seppure una piccola memoria, della guerra. E soprattutto del dopoguerra, il partito comunista di allora, i proletari, quelli veri, e poi gli anni della rinascita, il boom degli anni Sessanta. L’ho conosciuto verso la fine di quegli anni al bar Mosaico.  Nino era già un signore, aveva la macchina, cosa rara, prima una Cinquecento mi pare, poi una Dyane che  mi sembrava fantastica. In quegli anni era tra gli animatori dei vari collettivi e circoli si estrema sinistra che si andavano formando in città. Poi entrò nel Manifesto. Anche in quel contesto Nino trovò le sue brave differenze. E poi via così con le tante cose di lui che si sono raccontate in questi giorni e altre che avremo certamente occasione di ricordare. Certamente un intellettuale anticonformista, che riusciva a mettere in discussione l’ovvio, ma anche le eccezioni, che litigava anche con se stesso, forse soprattutto con se stesso  o i tanti suoi se stesso.Non posso dire di averlo conosciuto giovane, in quegli anni quando avevi passato i venti giovane già non lo eri più.  Di sicuro non l’ho mai visto vecchio, anche adesso che gli anni lo avrebbero preteso. Eppure Nino si portava dietro tutta l’eredità del Novecento e forse anche gli ultimi retaggi delle lotte politiche e delle idee dell’Ottocento, e non rinunciava a mettersi in gioco con le innovative idee di questo secolo. Era questa sua complessità che era difficile da gestire, ma ce ne fosse. Tante cose, e probabilmente anche un po’ di confusione, ma che bel divertimento.
*Danilo Montanari, editore

Un uomo che cercava nelle pieghe della storia
Dire che Nino era un carattere controverso non è – credo – fargli torto. Lo era, era una delle essenze del suo ricercare, anche di storia. Con la voglia – e la capacità e la curiosità – andare a cercare cose, campi, talvolta anfratti, che non erano stati fino ad allora particolarmente indagati. Una attività anche intensa, in cui aveva incrociato spesso l’Istituto Storico della Resistenza, aveva frequentato spesso gli Archivi del ‘900, aveva indagato cose – talvolta ai margini della “grande storia” – che avevano fatto conoscere a molti storie, personaggi, vicende, specie locali, che erano restate in ombra o del tutto sconosciute. Spaziando ad esempio sulla storia – un secolo fa – dell’omicida Rita barbieri o quella assai più vicina a noi del Bar Mosaico, centro di tendenza, si direbbe oggi. Così la scoperta di personaggi sconosciuti come il faentino Giovanni Bertoni, vita avventurosissima fino a diventare agente sovietico, oppure rivisitazioni di temi a lui ben noti (ne fu anche un protagonista) della grafica politica a cavallo del fatidico ’68. Sul quale ha rilasciato una impegnativa intervista costruita dall’Istituto Storico (consultabile sul portale ER-900). Ha lavorato ad opere certamente importanti e molto impegnative, come la ricerca sulle sentenze della Corte d’Assise Straordinaria nell’immediato dopoguerra, insieme al suo compagno di ricerche per elezione, Elios Andreini. Un lavoro importante, che andrebbe approfondito ancora ma che resterà sicuramente come un punto di riferimento per altre ricerche sul tema. Vorrei concludere con qualcosa di personale: gli sono grato di aver voluto presentare un mio romanzo storico. Sorprendentemente per me lo aveva apprezzato, come io apprezzai e presentai un paio di suoi libri, tra cui quello («Il nero e il rosso») sulla strana sorte di due mosaicisti di opposte esperienze politiche a cavallo della Resistenza. Lo feci volentieri perché mi sembravano lavori ben fatti, anche se non nascosi mai a lui, né lui a me, una diversità di approcci alla nostra storia, in cui lui ravvisava in me un eccesso di conformismo e io a lui un eccesso di rancori non “digeriti” verso la sua antica casa politica, il Partito Comunista e quel che ne seguì, e il suo “establishment”. Ci trovammo, l’ultima volta, al Bar Roma, un paio di mesi fa, per discutere sul suo ultimo libro, quello su Marino Pascoli. Non ci risparmiammo nulla, né nella sostanza né nei toni. Non me ne dispiace. Nemmeno a lui, credo, a parti invertite. Anticonformista come era, non avrebbe sopportato un mio ultimo conformismo.
*Guido Ceroni, presidente Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemp. Ravenna e prov.
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Carnoli "carattere controverso", così scrive Ceroni, credo sbagliando completamente. Forsevoleva dire "complesso" (e mi sta bene) oppure "contradditorio" (e questo invece no), ma dire "controverso" di Nino è proprio insensato, nonché perfino mancante di rispetto, datoche una persona o una questione sono controverse quando a proposito vi sono opinioninon concordanti e punti di vista anche aspramente polemici e tra loro contrastanti, tanto che vi è chi le valuta positivamente e chi invece no. Per cui chiedo cosa Ceroni intenda; alui risulta che ci sia chi abbia opinioni negative su Nino? L'ho conosciuto da quando erocome lui nel Manifesto e ci incontravamo nella sede di Via Fiume Abbandonato, insiemea compagne e compagni (i cui nomi e volti ora mi vengono alla mente) di quell'esperien-za così significativa delle nostre vite e della storia della sinistra comunista di Ravenna,l'ho sempre apprezzato come un compagno assai bravo e penso che se ne sia andatolasciando in eredità le preziose cose realizzate nelle sue molteplici attività e identità, chetutte compongono l'aspetto di Saturno Carnoli per chi lo abbia già apprezzato e per chilo farà in futuro avvicinando qualche sua opera.Qualche tempo fa venne invitato a Cervia a presentare un suo libro nel Caffè Roma, erotra i presenti e c'era anche Zannoni (il carissimo Ettore, altro compagno eccezionale), co-sì Nino mi salutò e disse a Zannoni: "Ma tu sai chi è Massimo Buda? 'E uno dei più in-stancabili costruttori di partiti comunisti". Ettore sorrise e rispose: "Lo so, per questo ècon noi". Infatti allora, dopo aver lasciato il Manifesto e militato a lungo nel Pci e poi inRifondazione, ero come Zannoni nel Partito dei Comunisti Italiani. Quel saluto e quelleparole del compagno Saturno "Nino" Carnoli, sono per me un apprezzamento di cui esse-re felice e del quale lo ringrazierò per sempre.
Commenta news 19/04/2020 - Massimo Buda
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