Visite ai sotterranei del Fonte monumentale, di Sant’Ippolito e Pieve Tho

Sandro Bassi
Sono dedicate agli ipogei, cioè al mondo sotterraneo, le due giornate Fai (Fondo Ambiente Italiano) di sabato 24 e domenica 25 marzo per il territorio faentino-brisighellese. A presentarle, il responsabile Gian Luca Zoli: «Abbiamo scelto due “chicche” – spiega –, cioè il vano seicentesco sotto la Fontana monumentale della piazza e la medievale cripta di Sant’Ippolito. Per Brisighella proponiamo Pieve Tho e non è la prima volta, però è la prima in cui oltre alla pieve si potranno visitare gli spettacolari ambienti sopra ai quali è sorta, attorno all’XI secolo. Si tratta dei resti di una villa rustica romana e dell’originaria, prima chiesetta, databile al VI-VII secolo. Il tutto è adibito a raccolta archeologica, con reperti che vanno dall’età romana a quella basso-medievale».
In tutt’e tre i casi ci si avvarrà delle spiegazioni fornite dagli «apprendisti ciceroni», studenti delle superiori appositamente formati ma, di solito, alla loro prima esperienza. «Si tratta di uno degli aspetti più riusciti dell’iniziativa Fai – aggiunge Zoli – perché se da un lato gli studenti possono essere impacciati o intimiditi, dall’altro forniscono un servizio utilissimo, agli utenti ma anche a loro stessi, perché vengono a scoprire quella che poi può diventare, perché no, la loro professione».
Il ruolo dei ciceroni sarà fondamentale in tutti i tre siti. Presso la Fontana saranno affiancati dai Vigili del fuoco (l’ipogeo è piccolo e accessibile solo tramite botola) e dagli «Amici del Fonte monumentale», che da tempo curano manutenzione e valorizzazione. Da vedere c’è l’ambiente, circolare e con condotto centrale, in mattoni, da cui l’acqua saliva a pressione alla fontana, zampillando per almeno un metro. A Sant’Ippolito saranno affiancati dai volontari della parrocchia; da vedere c’è tutto, dalla cripta (alto-medievale e realizzata con materiale romano di reimpiego, dotata di due rare absidi contrapposte, forse per via della doppia dedicazione ai Ss. Ippolito e Lorenzo), fino alla soprastante chiesa settecentesca realizzata da un anonimo ma geniale architetto - tradizionalmente si faceva il nome del giovane Pistocchi –, influenzato da suggestioni romane.
A Pieve Tho vanno viste l’architettura e opere d’arte di pregio assoluto; nel sotterraneo ci sono i reperti archeologici, un manufatto fino a vent’anni fa ritenuto misterioso e poi identificato come cella per fondere il bronzo delle campane e l’ultimo ambiente, impropriamente chiamato «cripta», ma che costituisce l’insediamento sacro originario.