La Filodrammatica Berton porta in scena il «Lunêri di Smembar»
Federico Savini
Come già in altre edizioni, l’ultimo dei quattro «Lõn ad Mêrz» avrà un taglio più teatrale del consueto. Lunedì 26 marzo, alle 20.30 al teatro dei Filodrammatici, l’iniziativa divulgativa su dialetto e tradizioni organizzata dall’Istituto Schürr con la Filodrammatica Berton vedrà proprio la compagnia di attori in scena, guidata da Mario Gurioli, per E’ dialet de’ Lunêri, una digressione storica, linguistica e poetica attraverso le zirudele che hanno accompagnato il Lunêri di Smembar.
«I pezzi e le zirudele che verranno recitate sono state scelte in gran parte da lunari storici – racconta Luigi Antonio Mazzoni della Berton -. Sarà l’occasione, abbastanza rara, per ascoltare cosa si scriveva nei calendari antichi, il tutto corredato da racconti e commenti. Il Luneri faceva la sintesi dell’anno appena passato e scorrerli in fila è una lezione di storia, da un’ottica romagnola. Negli anni cambiano molte cose, anche la grafia, ma soprattutto cambia l’atteggiamento, i primi scritti erano davvero molto “arrabbiati”, ricordano un po’ il dibattito politico di oggi. Masì Piazza scrisse un importante libro sul Lunêri di Smembar e lui stesso fu un zirondellaio tra i più importanti, con uno stile però molto lontano da quello dei primordi».
Il primo zirondellaio del calendario romagnolo per antonomasia fu Angelo Tartagni (1846-69), seguito dal figlio Vittorio e poi da Claudio Albonetti, Giuseppe Gheba, Pietro Peroni e persino un prete, don Antonio Drudi (parroco di Oriolo dei Fichi, a testimoniare un cambiamento), quindi Arturo Monti, noto a Faenza come Arturo de’ Butigõ, che firmò il Luneri dal 1898 al 1941). Una parentesi curiosa - c’era pure la guerra, che di sicuro qualcosa c’entra, anche se il ventennio non aveva intaccato il vernacolo del lunario - fu poi quella di Antonio Rossi, che scrisse le uniche composizioni in italiano, tra il 1942 e il 1944. Toccò poi ad Ugo Piazza (1945), di nuovo ad Arturo Monti (1946-48) e quindi, dal 1949 al 2005, al predetto Tommaso Masì Piazza. Dal 2005 l’autore dei componimenti diventa Gino d’Grapëla - ossia Luigi Antonio Mazzoni -, che è recentemente tornato a scrivere la zirudela dopo la parentesi dell’editore Stefano Casanova.
Più che un tutto nei ricordi e nel dialetto, la serata del 26 marzo potrebbe davvero essere una piccola lezione di storia. Altro che smembri, insomma!
Ricordiamo infine che, come fuori programma dei «Lõn ad Mêrz», sabato 7 aprile alle 21 la Compagnia del Borgo porterà in scena, sempre ai Filodrammatici (ingresso 7 euro), la commedia di Luigi Antonio Maz