Ravenna, parla Maioli (presid. DP): «Anno stabile, ma non basta. Migliorare la rete ferroviaria adesso vince la gomma»
Elena Nencini
Il trasporto ferroviario di merci da e per il territorio della Regione Emilia Romagna e i servizi di manovra nei principali scali ferroviari della Regione sono il pane quotidiano per Dinazzano Po, azienda che si occupa di trasporto merci, soccorso in linea, lavoro di manovra, gestione della piattaforma logistica di Dinazzano, in provincia di Reggio Emilia. L’azionista di maggioranza è Tper controllata dalla Regione Emilia Romagna e due piccole partecipazioni di Mercitalia Rail e dell’Autorità Portuale di Ravenna. Merci principali argille e prodotti ceramici per il distretto di Sassuolo, coils e acciai per la Padana Tubi e altre imprese
A parlarci dell’azienda che ha 130 dipendenti, due scali vicino a Reggio Emilia - Dinazzano Scalo con 130.000 mq di superficie, rivolto verso il distretto ceramico di Sassuolo, e San Giacomo con 13.000 mq, a servizio dell’industria degli acciai e di un bacino di piccole e medie imprese con differenti attività – è Gino Maioli, presidente da quasi 10 anni.
Un primo bilancio del 2024?
«C’è una riduzione generale del 6% dei traffici, il settore non va bene, c’è una crisi pesante, forte. Nel 2023 abbiamo mosso 5267 treni, per 336.678 chilometri, quest’anno non sta andando bene nonostante il 2023 siamo stati completamente fermi per 40 giorni a causa dell’alluvione. Al porto di Ravenna è cambiato il traffico merci, noi siamo passati a 2530 treni in destra Candiano quando in altri tempi siamo arrivati anche a 4000 treni l’anno. L’aspetto negativo è che si sono persi alcuni prodotti che prima giravano in treno ed oggi in gomma, come le argille».
Quale tipo di merci movimentate?
«Di tutto, lo scalo di Guastalla lavora coils per la maggior parte diretti a Padana tubi, a Dinazzano invece i prodotti ceramici finiti. Lo scalo è nato al servizio del polo delle ceramiche e poi si è allargato perché arrivano anche i container dai porti del Tirreno».
Quasi dieci anni alla guida di Dinazzano Po, cosa è cambiato?
«Da ottobre abbiamo una nuova amministratrice delegata, Annarita Polacchini, mentre io continuo a ricoprire il ruolo di presidente. Dai 60 dipendenti iniziali siamo arrivati ai 130 di oggi, le merci sul porto di Ravenna ad oggi rappresentano solo il 15%, nel frattempo abbiamo intrapreso un percorso di rinnovo del 40% del parco rotabile con la vendita dei locomotori più vecchi e l’acquisto di 11 macchine nuove grazie al nostro socio Tpr e ne abbiamo noleggiate altre 4. E stiamo facendo altre valutazioni per i locomotori diesel che hanno quasi 20 anni, anche perché la Regione Emilia Romagna ha fatto un forte investimento sull’elettrificazione della rete. Puntiamo molto oggi sulla elettrificazione, sulle macchine bipower con motori diesel o pantografo. Dal punto di vista dello scalo è uscito qualche attore logistico importante come Contship, mentre Messina si è ampliato e Kerakoll sta facendo delle scelte ben precise sul sostenibile».
L’Italia crede nel ferro in maniera concreta con vantaggi economici?
«Problema comune è che il trasporto su gomma è esploso, nonostante il ferrobonus nelle tratte corte la gomma vince. Il governo Draghi ci ha tolto il rimborso delle accise: per un’azienda come la nostra ha significato 600-700 mila euro l’anno in meno, dalla sera alla mattina con la motivazione di incentivare il trasporto gomma-ferro. Il Governo precedente aveva finanziato dei fondi per comprare dei motori green, più performanti, che sono parte degli acquisti che abbiamo fatto. Ci aspettavamo un rimborso del 20%, sui 13 milioni e mezzo di spesa, cioè circa due milioni e mezzo di euro, ma l’attuale Governo ha deciso di tagliare 55 milioni di questi contributi. Siamo in un quadro generale in cui il ferroviario è in calo. Avevamo dai 7 ai 10 treni di argilla dalla Germania a settimana, ora sono 10 giorni che non riceviamo nulla, così come avevamo 10 carichi di coils dal porto di Ravenna di cui non si sa nulla. La crisi è arrivata».
Come definirebbe il traffico di quest’anno?
«Nel 2023 nonostante i 40 giorni di fermo per l’alluvione abbiamo fatto 3586 manovre, cioè 1793 treni, nel 2024, al 30 settembre abbiamo registrato 2795 manovre: supereremo di poco i valori dello scorso anno. C’è un calo delle argille e del grano. Bisogna accelerare il potenziamento delle linee ferroviarie del porto, ma anche quella regionale che è vecchia di 20 anni. Anche se poi gli interventi sulla rete ferroviaria di Rfi, con fondi Pnrr, ci mettono in crisi perché chiudono le linee, salgono i costi accessori. I lavori che stanno facendo sulla linea di Castel bolognese nel 2025 saranno un bel problema di aumento di costi per noi».
Quanto converrà la Zls per voi?
«Mi auguro di si, la Regione Emilia Romagna ha un sistema logistico ottimo, ma anche una saturazione delle linee ferroviarie, per esempio la linea Piacenza-Bologna è satura al 90-92%: bisogna continuare negli investimenti sulla linea per tagliare il nodo ferroviario di Bologna e arrivare al Brennero rapidamente. E’ necessario intervenire per esempio sui moduli di stazione, sui tratti a doppio binario. Mi auguro che la Regione continui a fare attenzione a questo».