Ravenna, crisi Cmc, la speranza si chiama Webuild per evitare il fallimento come richiesto dalla Procura
Le speranze di rilancio e salvezza della storica Cmc, cooperativa fondata a Ravenna il 7 marzo 1901 da 35 muratori, passano soprattutto da Webuild, un gruppo multinazionale italiano, attivo in oltre 50 Paesi, che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile: dighe e impianti idroelettrici, opere idrauliche, ferrovie e metropolitane, aeroporti e autostrade. L’ex Salini Impregilo potrebbe essere l’acquirente più interessato all’acquisizione del ramo costruzioni tramite gara. La liquidità ricavata dalla vendita di un pezzo di azienda servirebbe per saldare un nutrito gruppo di creditori che attendono ormai da anni di incassare le spettanze dovute. Parliamo di decine e decine di milioni di euro. Nel 2018 la Cmc era entrata in crisi finanziaria, come molte altre big nazionali del settore dell’edilizia e delle costruzioni italiane, perché in primis Anas saldava con tempi lunghissimi, come altri a livello internazionale.
Più sfumata, ma non tramontata del tutto, pare invece la pista che porta al gruppo Rimond, società internazionale di engineering e construction, fondato e guidato da Giuseppe Antonio Chiarandà. Quartier generale a Milano, nove uffici distribuiti fra Shanghai e Londra passando per Oslo e Abu Dhabi, ha firmato grandi opere come la cupola simbolo dell’Expo di Dubai, assieme a Cimolai, e il recente Horticultural Expo a Doha. Il tavolo di fine novembre 2023 al ministero delle Imprese si era chiuso anche con questa possibilità: un «cavaliere bianco» pronto a fare la sua parte per evitare il fallimento della storica cooperativa romagnola.
I problemi per la Cmc – i cui debiti sfioravano i due miliardi di euro – partono da lontano, ma si sono acuiti fra il 2018 e il 2020, quando il fallimento fu scongiurato grazie ad un piano concordatario omologato dal Tribunale di Ravenna.
La Procura di Ravenna ha presentato nei mesi scorsi istanza di fallimento per la Cmc (divenuta pubblica qualche giorno fa). Un «segnale» per la commissaria Stefania Chiaruttini che deve chiudere alcune operazioni fra cui mettere a gara il ramo costruzioni? Da parte sua la cooperativa ha già avviato un piano per cercare di tamponare la richiesta: ha depositato ad inizio estate la domanda per avviare una procedura di composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa (la data è quella del 24 giugno), in secondo luogo ha fatto ricorso al Tribunale per vedersi confermate le misure protettive (28 giugno). Provvedimenti che impediscono ai creditori di compiere in questo momento azioni a discapito dell’azienda. (m.p.)