11 settembre 2001, vent'anni fa l'attacco e la tragedia delle Torri Gemelle di NY

Cosa facevamo l’11 settembre 2001, a vent’anni di distanza, tutti ce lo ricordiamo (chi scrive fu mandato a raccogliere testimonianze alla John Hopkins di Bologna, fra una valle di lacrime di studenti statunitensi).
Fu una giornata tragica, storica, ma soprattutto scioccante, con il fiume di immagini trasmesse dalle televisioni che raccontavano in diretta qualche cosa che nessuno avrebbe mai immaginato di vedere. L’attacco terroristico suicida più devastante di matrice islamica per mano di al-Qaeda alle Torri Gemelle, fra i simboli più conosciuti di New York e di tutto l’Occidente, fu qualche cosa che neanche nella cinematografia più radicale era mai stato raccontato. Gli attacchi causarono la morte di 2977 persone (più 19 dirottatori) e il ferimento di oltre 6.000.
I sospetti ricaddero quasi subito sull’organizzazione terroristica di al-Qaida. Gli Stati Uniti reagirono aprendo la stagione della «guerra al terrorismo» e attaccando l’Afghanistan al fine di deporre il regime dei Talebani, neutralizzare al-Qaida e catturare o uccidere il suo leader Osama Bin Laden. Il Congresso approvò il Patriot Act, mentre altri Paesi rafforzarono le proprie legislazioni in materia di terrorismo e consolidarono le misure di sicurezza interna. Sebbene Osama Bin Laden inizialmente negò ogni tipo di coinvolgimento, nel 2004 si dichiarò responsabile dei fatti dell’11 settembre. L’organizzazione terroristica islamica da lui guidata citò come moventi il supporto statunitense ad Israele, la presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita e le sanzioni contro l’Iraq.
Quel giorno ci scoprimmo tutti di colpo più vulnerabili, e negli ultimi 20 anni di terrorismo e attacchi a simboli e persone che vivono «all’Occidentale» ce ne sono stati a ripetizione, molti anche in Europa (in Italia per fortuna nessuno). La lotta al terrorismo di al-Qaeda ha fatto dell’Afghanistan il suo teatro principale, con i fatti dei giorni nostri, dalla ritirata Usa in poi, che hanno evidenziato come alla fine poco sia cambiato (a parte l’uccisione di Osama Bin Laden e di altri leader di quel movimento). Da al-Qaeda all’Isis il passo è stato breve e le morti continuano a contarsi copiose tutti gli anni.
Se ne è parlato spesso, in maniera esagerata e fuorviante, anche in Romagna, soprattutto a Ravenna, dove c’è la seconda moschea più grande d’Italia. Un luogo certo attenzionato, ma non per questo condannabile a priori. Alcune le segnalazioni e le espulsioni di giovani che inneggiavano all’Isis anche nella nostra provincia, un’allerta generale sopita solo in conseguenza dei diciotto mesi di Pandemia globale. (m.p.)