Bassa Romagna: migranti in calo, il tetto scende a 341
Il numero dei richiedenti protezione internazionale presente sul territorio della Bassa Romagna è in calo e il tetto massimo passa da 417 a 341 presenze. Numeri sanciti nero su bianco nella convenzione sottoscritta dai sindaci della Bassa Romagna, passata tra i banchi dell’Unione nella serata di lunedì 26 febbraio, assieme al prefetto Francesco Russo: il nuovo accordo sarà valido dal 1° aprile fino al 31 dicembre del 2018.
«Dopo aver sfiorato il tetto massimo di migranti nel corso dell’estate – spiega Eleonora Proni, sindaco di Bagnacavallo e rereferente Immigrazione in seno alla giunta dell’Unione - i flussi sono diminuiti e le presenze sono calate. Così abbiamo potuto adeguare i numeri della convenzione alla nuova situazione di fatto: nell’ultimo censimento del 19 febbraio risultavano 346 migranti, di cui 19 donne». E se l’età media degli ospiti di Bagnacavallo è di 24,6 anni, quella dei ragazzi presenti ad Alfonsine è di 22 anni.
L’ospitalità dei richiedenti protezione, in base alla convenzione tra Unione e Prefettura, è gestita dell’Asp della Bassa Romagna (Azienda pubblica dei servizi alla persona), che a sua volta ha emanato due bandi a cui hanno partecipato soggetti privati (Croce Rossa Italiana, Cefal Emilia Romagna e le cooperative sociali Norrito, La Traccia, Il Mulino, Aurora) che hanno il compito di provvedere in concreto all’ospitalità, al vitto, all’alloggio e ai progetti d’integrazione, oltre a seguire i migranti nelle pratiche burocratiche, a partire dalla stessa richiesta di protezione alla Questura. Senza dimenticare che, nei mesi scorsi, la stessa Asp della Bassa Romagna ha aperto e cura direttamente la gestione di un alloggio in centro a Lugo. L’importo della convenzione è di 3.282.125 euro, stanziati dal Ministero dell’Interno.
Qualche novità arriverà, come detto, a seguito della scadenza degli accordi tra Asp e privati, ma «le linee guida sono sempre le stesse – spiega Eleonora Proni -: presenze capillari su tutto il territorio dell’Unione per una distrubuzione omogenea».
La prima risposta alla richiesta di protezione internzionale arriva in media dopo 8 o 10 mesi, ma spesso i ricorsi allungano i tempi. «In caso di risposta negativa - spiega Proni - i migranti vengono considerati immigrati irregolari» e avviati al rimpatrio. In caso di risposta affermativa, possono continure a vivere sul suolo italiano, come tutti gli stranieri regolari che possono fruire dei servizi italiani, «anche se - aggiunge il sindaco di Bagnacavallo - molti preferiscono raggiungere parenti o conoscenti in altri paesi eutropei o in altre località italiane. Il nostro compito, fino al riconoscimento della protezione internazionale o meno, è quello di gestire questa situazione di fatto, a cui non possiamo sottrarci, nel miglior modo possibile: con responsabilità, assicurando il rispetto delle regole e supportando i progetti di integrazione». (samuele staffa)