Bassa Romagna, il direttore Tarlazzi: «Futuro radioso per l'ospedale 'Umberto I»

Bassa Romagna | 27 Aprile 2021 Cronaca
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Samuele Staffa

«Per questo ospedale vedo un futuro radioso e sono entusiasta di essere qui». E' entrato in carica da pochi giorni il nuovo direttore dell'«Umberto I», il dottor Paolo Tarlazzi, che ha già ricoperto lo stesso incarico al «Santa Maria dalle Croci» di Ravenna ed è il coordinatore dei due presidi di Lugo e Faenza.

Dottore, nella delibera Asl si legge che il suo incarico durerà 9 mesi. Il suo compito è quello di traghettare l'ospedale verso altri lidi?

«Da metà marzo sono 'direttore facente funzione' del presidio ospedaliero e, come prevedono le norme in materia, l'incarico durerà nove mesi, prorogabili per altri nove mesi, in attesa dell'espletamento del concorso pubblico per l'individuazione di un direttore con incarico 'stabile'. Ricoprirò questo ruolo di 'traghettatore' fino a quel momento poi, con tutta probabilità, parteciperò al concorso. Con l'emergenza Covid sono saltati molti schemi, ma questa direzione sanitaria è molto precisa ed efficiente: entro questi termini riuscirà di sicuro a arrivare all'assegnazione definitiva».

Qual è la prima criticità che ha notato insediandosi alla guida dell'ospedale di Lugo?

«La struttura è tenuta molto bene e, a livello organizzativo, tutte le unità operative, compatibilmente con le risorse a disposizione, funzionano in modo eccellente. In altre parole, la situazione è molto favorevole ed il clima è assolutamente sano. Ovviamente si tratta di un ospedale distrettuale di base con un limitato numero di discipline specialistiche: per questo i medici e gli infermieri sono chiamati a far fronte a diversi problemi e a lavorare in modo più flessibile e autonomo rispetto ai professionisti che lavorano a Ravenna, dove sono presenti tutte le specialità e tutti i compiti sono più definiti. Questo, da una parte, promuove la crescita professionale del personale lughese ma, dall'altra, comporta la mancanza di consulenze specializzate a cui, tuttavia, si può ricorrere col trasferimento del paziente a Ravenna».

In questi giorni abbiamo assistito alla nomina di tre nuovi primari...

«Arriverà ai primi di maggio alla guida di Ortopedia e Traumatologia il dott. Andrea Colombelli. Il suo incarico, come per tutti i primari, è di cinque anni. Poi avviene la valutazione che, solo di rado, ha esito negativo. Colombelli ha 40 anni e garantirà continuità per diversi anni. Poi arriveranno i direttori facente funzione, che prevedono incarichi di nove anni rinnovabili per altri nove: Rosario Mario Trachino per Chirurgia generale e Vincenzo De Santis per Anestesia e Rianimazione. Per questi ruoli, oltre a quello del direttore di Radiologia generale, oggi coperto dal dott. Ansaloni, si sta già lavorando al concorso per le assegnazioni definitive. Probabilmente gli incarichi arriveranno entro la fine dell'anno. Per ora non sono previsti altri primari. E' previsto il ritorno della Pneumologia a Lugo, ma in questo caso il primario c'è già: il dott. Carlo Gurioli, che lavora anche a Ravenna e Faenza. E passata l'emergenza Covid potrebbero tornare all'ospedale di Lugo altre specialità, come l'Otorinolaringoiatria (oggi prevede solo ambulatorio), che potrebbe vedere il ritorno dell'attività chirurgica. In questi casi non è prevista la nomina di nuovi primari, ma assieme alle organizzazioni sindacali si discute su nuove figure organizzative intermedie».

Dove verrà collocata Pneumologia?

«Stiamo ragionando per collocarla nei pressi della Medicina interna per dare maggiore continuità all'assistenza tra le due discipline. Dobbiamo sempre più fare i conti con pazienti in età avanzata che, al di là dell'emergenza Covid, presentano anche problemi respiratori. In medicina interna potrebbero essere ospitati pazienti che necessitano di ventilazione e oggi sono accolti in terapia semintensiva. Questo porterebbe a un virtuoso interscambio e ad una crescita di competenze tra gli internisti e gli pneumologi».

Novità sul futuro del punto nascite?

«Dell'ostetricia ne parleranno i vertici dell'azienda assieme agli enti locali e a tutti i portatori di interesse. In questo caso attendo le conclusioni di questa discussione».

Arriveranno altre specialità nei prossimi anni?

«Questo ospedale, oltre a rafforzare le discipline presenti, occorre allargare le prestazioni a favore dei cittadini grazie a nuovi professionisti, anche se non lavorano in pianta stabile a Lugo».

Da diversi anni attendiamo l'inaugurazione del nuovo padiglione D, costato quasi 6 milioni di euro...

«Non vi sarà una sola inaugurazione: l'apertura seguirà diverse fasi. Il primo step riguarda la nuova emodialisi al piano terra e l'inaugurazione avverrà entro l'estate. In ottobre verrà attivata l'endoscopia digestiva al secondo piano. Per quanto riguarda il primo piano, stiamo completando le ultime valutazioni proprio in questi giorni, ma verosimilmente ospiterà oculistica: una disciplina che a Lugo vanta una storia prestigiosa e un elevato volume di attività. In questo caso contiamo di aprire entro la fine dell'anno».

Ora parte la progettazione per i lavori di allargamento del Pronto soccorso per 1,5 milioni di euro. Si tratta di una delle prime ristrutturazioni che dove è ben evidente l'esigenza di far fronte al Covid in pianta stabile...

«Alcuni dirigenti del passato, tra cui amo ricordare la dottoressa Baldassarri, hanno dato una impostazione 'vecchio stile' alle strutture dell'ospedale lughese, ma di grande buonsenso. A volte le costruzioni più moderne presentano grandi 'open space': si pensava di ottimizzare il personale e che fosse più semplice avere tutto sotto controllo. L'ospedale di Lugo, invece, è strutturato ottimamente per far fronte all'emergenza Covid e il Pronto soccorso vanta due percorsi differenziati, con locali che si affacciano su due diversi corridoi: con l'ampliamento verranno creati nuovi percorsi differenziati per l'accesso dei pazienti sospetti covid e i pazienti non infetti. Non sappiamo per quanto tempo dovremo fare ancora i conti con questo virus, probabilmente diventerà una malattia endemica con la quale dovremo convivere. Per questo non possiamo affidarci a strutture precarie e temporanee: meglio investire in strutture stabili ed efficienti per gestire fin dall'arrivo al Ps l'arrivo dei pazienti senza rischio di commistione. L'inaugurazione dovrebbe arrivare nel 2022. Anche Ravenna sarà presto oggetto di un importante progetto di rinnovamento del Pronto soccorso».

Anche la direttrice del distretto sanitario, Federica Boschi, è in carica da poche settimane...

«Con lei abbiamo instaurato fin da subito un ottimo canale di comunicazione. E' importante questo confronto per rendere ancora più fluidi i percorsi che dall'ospedale portano ad altre strutture e modelli di assistenza dei pazienti».

Vista la cronica carenza di medici di base in Bassa Romagna, non rischiamo di vedere intasato il Pronto soccorso di Lugo da codici bianchi?

«Al di là dei medici di base, ci troviamo di fronte ad una carenza di personale sanitario, dagli infermieri ai medici, in ospedale e non. Ai concorsi partecipano sempre gli stessi specializzati o specializzandi, che entreranno tutti e potranno scegliere in base alle proprie esigenze ed aspirazioni. E' una fase che perdura da un po'. Noi cerchiamo di essere resilienti e cerchiamo di fare con quello che abbiamo. Nel frattempo l'università ha aperto un poco di più le porte alle matricole e tra otto anni o poco più la situazione cambierà. Il Covid ci sta insegnando che la nostra è un'azienda sana. E' chiaro che vengono sempre commessi errori, ma tutti i professionisti sono motivati da un forte senso del dovere».

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