Culti diversi, una "casa" comune per il dialogo interreligioso

Faenza | 17 Ottobre 2015 Cronaca
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Una «casa» comune delle religioni, da gestire insieme, tra le diverse comunità che vivono in città, per promuovere il dialogo e la conoscenza reciproca. È il grande progetto al quale stanno lavorando tutte le fedi che anche quest’anno parteciperanno alla Giornata del Dialogo interreligioso, in programma sabato 17 in piazza del Popolo a Faenza. «Ancora non abbiamo individuato un luogo adatto - spiega Alessandra Odone della Caritas, tra i promotori dell’iniziativa –. Inizieremo a parlarne concretamente subito dopo questa Giornata del Dialogo». L’appuntamento, come gli altri anni, non si esaurisce nel pomeriggio di sabato 17 ottobre ma avrà un altro momento importante il 20 ottobre, alle 20.30 nella Sala Fondazione Banca Dal Monte, con la tavola rotonda tra i rappresentanti delle varie comunità religiose sul tema «Le radici comune: accoglienza e convivenza pacifica», e poi il 7 novembre con la visita delle scuole a sei luoghi di culto cittadini (il centro islamico di via Cittadini, la chiesa evangelica di via dell’Artigianato, San Rocco, adibita a chiesa ortodossa romena, San Savino dove hanno preso “casa” gli ortodossi moldavi e una sala di Palazzo Laderchi dove temporaneamente saranno ospitati i buddisti dell’Istituto Soka Gakkai). Numeri in lieve calo quelli dei fedeli di altre religioni in città per ragioni più che altro contingenti: «Al venerdì ci troviamo in 200 in moschea– quantifica Ahmed Lomari, consigliere del Centri islamici -, siamo un po’ meno di qualche anno fa perché alcuni marocchini ad esempio hanno deciso di trasferirsi in altri Paesi». Negli ultimi anni sono sorti poi altri centri islamici sul territorio e così c’è chi ha smesso di venire a pregare a faenza dai comuni vicini. Stessa dinamica per gli ortodossi moldavi che si ritrovano in una cinquantina ogni domenica alle 9 a San Savino (mentre sono un centinaio i romeni che frequentano San Rocco): «I nostri fedeli sono soprattutto badanti o persone che sono arrivati qui per lavorare - racconta padre Mihail -: con la crisi molti hanno perso il lavoro e sono andati via o fanno più fatica a venire per lavori precari». Anche i ritmi di lavoro “occidentali” creano qualche problema alla pratica religiosa, soprattutto nel caso dei musulmani, spiega Lomari: «Andare in moschea venerdì non un problema ma a volte trovare anche solo i 10 minuti per pregare sul posto del lavoro è difficile». E per i musulmani le orazioni quotidiane sono irrinunciabili: dopo le polemiche dell’anno scorso da parte della Lega, quest’anno la Giornata del dialogo non prevede un momento di culto in piazza ma la cosa non sconvolge Lomari: «Per noi l’importante è pregare e partecipare attraverso questo momento alla vita della città». Problemi logistici a parte, a Faenza si respira un clima di accoglienza e solidarietà tra fedeli di diverse religioni, anche grazie alle iniziative sul dialogo interreligioso partite 5 anni fa in seno alla Caritas: «C’è una grande apertura su questo a Faenza – conferma Andrea campagna dell’Istituto buddista Soka Gakkai che in città riunisce un’ottantina di persone -. Ovviamente il dialogo non è mai eclatante ma nessuno di noi ha mai avuto problemi ad essere buddista qui». I buddisti non hanno un luogo di culto in città (si ritrovano mensilmente a casa dei componenti del gruppo) ma non hanno mai avuto problemi a trovare spazi per le loro iniziative. Così come le comunità ortodosse sono ospitate nelle chiese cattoliche, senza difficoltà. Infine, sono una sessantina i cristiani evangelici apostolici, che si ritrovano la domenica mattina per il «culto» nella sala di via dell’Artigianato: «Si tratta di faentini – spiega il pastore della comunità Pasquale Autiero – ma anche persone di origini sud americane, romene, africane. L’idea di cercare un luogo da condividere con i fedeli di altre religioni ci piace, anche se devo dire che non ho mai trovato difficoltà a trovare spazi per il culto in città». Sul tema della Giornata, Autiero ritiene che davvero come religioni e come cristiani (evangelici, ma anche cattolici) abbiamo molto da dire: «Gli argomenti che si tratta in queste occasioni non sono di natura dottrinale, sulla quale ovviamente siamo lontani, diventano un terreno importante per costruire il bene comune». (Daniela Verlicchi)
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