Paolo Cevoli in anteprima al teatro di Modigliana

Faenza | 16 Ottobre 2015 Cultura
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«Come diceva Leopardi: “Chi ride, chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo”. Mi sembra una bella sintesi di quello che ancora oggi rappresentano il sorriso, il buonumore e l’ironia». Che sia diventato filosofo è improbabile, ma storico sì, quello almeno un po’ Paolo Cevoli lo sta diventando. Il comico romagnolo alla storia sembra proprio averci preso gusto, tanto che dopo La Penultima Cena (che raccontava le vicende del cuoco dell’Ultima Cena)  e Il Sosia di Lui (sulla controfigura di Mussolini) porta oggi a teatro il personaggio di Vincenzo «Cencio» Donati, il garzone mancino e balbuziente di Michelangelo Buonarroti. Lo spettacolo si chiama Perché non parli e andrà scena per serate, in anteprima, al teatro dei Sozfili di Modigliana, venerdì 16 e sabato 17 alle 21. Tra l’altro, il garzone Cencio che scopre le sue abilità improvvisandosi attore, arriva all’indomani della prima regia cinematografica di Cevoli, quel Soldato Semplice che rievocava la Grande Guerra e anzitutto l’esperienza militare del nonno del comico.
«Questa volta - spiega Cevoli – racconto la storia di un orfanello allevato dai frati domenicani di Bologna che incontra Michelangelo. Questa cosa gli segna la vita, le situazioni comiche e drammatiche si alternano in una storia che è accaduta verosimilmente 600 anni fa, ma visto che l’uomo è sempre quello può riferirsi anche a situazioni di oggi».
Come le è venuta l’idea di raccontare questi personaggi?
«In pratica ho voluto raccontare personaggi famosi, come Michelangelo o Mussolini, attraverso la visuale dal basso. Normalmente sono i servi che mettono in ridicolo le grandi persone e attraverso di essi passa la comicità. Non è certo una cosa che ho inventato io. Già il grande Plauto, che era romagnolo, usava questo meccanismo comico».
C'è già un quarto personaggio teatrale all’orizzonte?
«Diciamo che sto studiando e leggendo vite di uomini illustri… Chissà…».
Ma c’è un po’ di Cevoli in questi personaggi?
«Ognuno rappresenta una sfumatura della mia personalità. I personaggi nascono dall’osservazione di cose che accadono in me e intorno a me».
Zelig le manca?
«Quell’esperienza è stata una bella svolta nella mia vita, più che mancarmi spero di fare altre avventure simili. Sicuramente la popolarità che mi ha dato Zelig ancora oggi mi dà la possibilità di fare tante cose ed essere riconosciuto da tantissime persone con affetto». (f.sav.)


 
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