Porto, il Progettone verrà ridimensionato. Scavi urgenti per 35 milioni di euro

Ravenna | 07 Agosto 2015 Economia
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L’impossibilità di rispettare i tempi del Progettone a causa delle casse di colmata sequestrate dalla Procura di Ravenna nei mesi scorsi, ha fatto sì che l’Autorità portuale stia seriamente valutando l’ipotesi di modificare il Progettone. Riduzione? Rimodulazione? Progettino? Progettone 2.0? Intanto partiranno una serie di azioni alternative (nel caso il Progettone venga definitivamente abbandonato) o complementari (nel caso il Progettone o la sua rimodulazione vadano a buon fine).

MISURE URGENTI
Nella mattinata di giovedì 6 agosto si è svolto il Comitato portuale nel quale sono state illustrate le azioni più urgenti per dare al porto di Ravenna la possibilità di continuare a lavorare. Nello stesso consesso sono state anche aperte le buste per le offerte di dragaggio per 200 metri cubi che possono quindi partire (salvo ricorsi) a settembre. Con risorse proprie, l’Autorità portuale scaverà «quasi 1,5 milioni di metri cubi nei prossimi 12-18 mesi - spiega il presidente Galliano Di Marco -. Oltre a quei 200 metri cubi ne abbiamo previsti altri 200 nelle adiacenze del Terminal Container e un altro milione di metri cubi potranno essere stoccati nelle due casse a mare che sorgeranno dalle dighe foranee dopo aver presentato l’adeguamento tecnico Atf a settembre. Da quella data il Consiglio superiore dei Lavori pubblici avrà 60 giorni di tempo per approvare il progetto».
Inoltre «metteremo a bando il progetto preliminare dell’impianto di trattamento da 200 metri cubi annui che sorgerà nell’area ex Sarom - continua il numero uno di via Antico Squero -. Si tratta di un progetto a cui stiamo lavorando da fine 2014 e sul quale siamo vicini ad un’intesa con la proprietà dell’area, ossia Eni. Fra tre anni a Ravenna ci sarà un impianto e quindi lascerò sicuramente una situazione migliore rispetto a quella che ho trovato».
Il costo complessivo di queste operazioni è di 35 milioni di euro (compresa l’acquisizione dell’area dove sorgerà l’impianto che verrà costruito in project financing), interamente coperti da risorse proprie dell’ente.

FRENATA PROGETTONE
Il sequestro delle aree alla Penisola Trattaroli del 2 aprile scorso fatto dalla Procura della Repubblica di Ravenna (il presidente Di Marco ha anche comunicato l’avviso di garanzia ricevuto a Roma) ha fermato le autorizzazioni dei ministeri competenti. «Dai Trasporti, dall’Economia e dal Cipe sono stati chiari: questo progetto non si può fare finché le casse sono sotto sequestro - spiega Di Marco -. Quindi o aspettiamo il dissequestro, o presentiamo qualcos’altro».
Con il ricorso al Tar di Sapir del 10 maggio scorso, sembra tramontata anche l’idea del nuovo Terminal container che avrebbe dovuto costruire insieme a Contship e Cmc. «Quello di Sapir è stato l’unico ricorso che ho avuto su un centinaio di espropri - sottolinea Di Marco -. D’altronde i problemi più grossi per questo progetto li ho avuto a Ravenna, non a Roma».

VERSO LA VERSIONE 2.0
Da Roma, Galliano Di Marco ha avuto garanzie: «Possiamo presentare un nuovo progetto che tenga conto dell’attuale piano regolatore portuale e dell’approvazione attuale del piano di Valutazione impatto ambientale - illustra -. Ho già avuto incontri con Regione, Provincia e Comune. Nei prossimi 30-45 giorni incontrerò tutti i soggetti del cluster portuale disponibili a un confronto, compresa Confindustria, se vorrà. A valle di questo percorso faremo un bando. I tempi? Non li so e non mi sbilancio. I primi di settembre scriverò una lettera al Ministero dell’Economia, a quello dei Trasporti e al Cipe nella quale rendiconterò il percorso fatto fin lì e ipotizzando una soluzione in cui chiederò di confermare i 60 milioni già previsti. Nel giro di 6-8 mesi da settembre spero di avere il progetto definitivo».
Un nodo è anche legato al prestito della Bei. «Ho già avuto rassicurazioni per la conferma dei 120 milioni se riusciamo a mettere a posto il progetto».

MATTEUCCI: «ORA DIALOGO»
Non fa giri di parole il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, sui prossimi passaggi. «Regione, Provincia e Comune ritengono irrinunciabile l’apertura di un confronto fra istituzioni e quel mondo economico che gravita intorno al porto - spiega - Se si deve modificare il progetto si parte da lì e deve coinvolgere tutte le istituzioni, visto che al momento i Ministeri competenti confermano lo stanziamento dei 60 milioni di euro. Il progetto rimane prioritario per il futuro di Ravenna e della Regione».

Christian Fossi
economia@settesere.it
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