Il consorzio Astra sonda nuove strade per il recupero e promuove lo stoccaggio dell'amianto

Faenza | 21 Aprile 2015 Economia
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Il consorzio Astra di Faenza (28 aziende che danno lavoro a 1.500 persone) supera con una sostanziale tenuta il 2014, ma lanciando nuove idee per il recupero di materiali destinati altrimenti a discarica. «Abbiamo sostanzialmente tenuto come fatturato 19,4 milioni di euro (contro i 19,8 del 2013), con una performance leggermente superiore rispetto al budget (in cui erano previsti 19 milioni) - illustra il direttore Boris Pesci -. La raccolta rifiuti e lo spazzamento stradale, sul faentino e sull’imolese con qualche punta sul ravennate, rappresentano ancora la voce principale del nostro giro d’affari, ma abbiamo incrementato i nuovi settori e abbiamo acquisito nuovi lavori».
Sicuramente «importante è infatti la commessa per lo smaltimento del legno dalle stazioni ecologiche che ci siamo aggiudicate a marzo 2014 per due anni con Hera - continua -. Operiamo da Modena a Ravenna con quattro nostri soci: Garc di Modena, Marchesini di Bologna, Recter di Imola, Recywood di Faenza e Monte Amato di Ravenna e smaltiamo 15mila tonnellate l’anno».
A brillare è stato anche un altro settore, in cui Astra aveva creduto, lanciato negli ultimi anni: il recupero dei materiali inerti. «E’ andato bene, abbiamo riutilizzato 30mila tonnellate nel 2013 inerti che sono salite a 60mila tonnellate nel 2014 - analizza Pesci -. Il riutilizzo del materiale a copertura delle discariche è un nuovo modo per avere un recupero di materiale di scarto dalle ceramiche e degli inerti per laterizi visto il calo della domanda che ha subito l’edilizia. Di queste nuove filiere di recupero parleremo anche durante Labelab (il convegno di Ravenna 2015 che si terrà i prossimi 20-22 maggio, ndr). Il nostro impegno in favore di un territorio più ecologicamente sostenibile che riusa il più possibile si concretizza anche attraverso l’esplorazione di filiere innovative che vanno dalla copertura delle discariche ai fanghi di levigatura e alle sabbie di fonderia. Oggi abbiamo tanti inerti che, con la crisi dell’edilizia, entrano in discarica e non escono».
Gli esperimenti non finiscono comunque qui. «Stiamo sperimentando nuovi servizi a 360° per la filiera del mondo agricolo - anticipa Pesci -: possiamo recuperare in campo tutti i materiali lignei cellulosi, possiamo fornire agli imprenditori fanghi di distilleria come fertilizzanti e come ammendanti mischiandoli a compost che siano idonei per le varie tipologie di terreno. Inoltre siamo in grado di ritirare e smaltire fitofarmaci, pali di cemento, elementi plastici e altri rifiuti non convenzionali o inquinanti».
Il recupero dell’amianto è un altro settore che funziona e che il consorzio faentino svolge attraverso due aziende associate specializzate nella rimozione della fibrocemento: Boscolo di Imola e Csa di Bologna. «C’è grande bisogno per la salute pubblica e, conseguentemente, richiesta - sottolinea Pesci -: dal territorio portiamo due camion al giorno in Germania».
Per questo, attraverso la controllata Calderana, il consorzio ha in progetto di «risanare la vecchia discarica comunale di Russi, che risultata anche abusiva e il cui terreno sottostante è pieno di rifiuti che non dovrebbero essere lì, facendone un punto di stoccaggio dell’amianto - conclude Pesci -. Le riqualificazioni di quel terreno e dell’intero territorio dal fibrocemento sarebbero elementi importanti per la città e per l’intera provincia che, in una decina d’anni, sarebbe libera dall’amianto rispettando anche i dettami della Comunità europea che impone lo smantellamento entro il 2028. Oggi i tetti sono delle vere discariche pericolose, mentre il sito di stoccaggio definitivo che vorremmo fare sarebbe totalmente sicuro. Inoltre creerebbe un indotto di una cinquantina di posti di lavoro sul territorio tra quelli diretti e indiretti. Poi grazie agli sgravi fiscali del 50% per la rimozione e la riduzione dei costi di trasporto in Germania che incidono per il 30% del totale, assisteremmo ad una riduzione sensibile del prezzo per l’utente».

Christian Fossi
economia@settesere.it


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