"Papà è a casa": nuovi criteri per i congedi parentali
Con l’obiettivo di dare la possibilità di fare domanda ad un numero più alto di famiglie, sono stati aggiornati i criteri di partecipazione al bando per l’erogazione di un contributo economico ai padri che usufruiscono dei congedi parentali in alternativa alla madre nell’ambito della campagna “Papà è a casa!”. A disposizione c’è un fondo regionale di circa 35mila euro, stanziato un anno fa e ancora in gran parte non utilizzato.
Il bando, già aperto, sarà quindi aggiornato in questo modo: sarà portato da 25.000 a 35.000 euro il limite massimo di Isee previsto per la concessione del contributo; sarà elevato da 300 a 500 euro l’ammontare del contributo economico mensile corrisposto; sarà aumentato da 3 a 5 mesi il periodo massimo per il quale il contributo può essere richiesto dai padri che fruiscono del congedo parentale alternativo a quello della madre dipendente; sarà estesa la possibilità di fruire dei contributi anche ai padri di bimbi la cui madre risulti lavoratrice autonoma (in tal caso il contributo può essere richiesto per un periodo massimo di 3 mesi).
L’intervento è attuato dal Comune in collaborazione con Asp Ravenna Cervia e Russi nell’ambito di una progettazione complessiva promossa dal Tavolo provinciale conciliazione lavoro e salute delle donne. Per altre informazioni: 0544/249111, www.aspravennacerviaerussi.it, www.comune.ra.it (sezione bandi e concorsi/bandi vari).
“Convincere gli uomini a prendere il congedo di paternità è ancora difficile anche nella nostra realtà locale. Era quindi previsto – dichiara l’assessore alle Politiche e cultura di genere - che, pur avendo intenti incentivanti, in una prima fase l’iniziativa potesse non dare l’esito sperato.
Ma il nostro impegno nell’attuare politiche che cerchino di superare una mentalità che ancora troppo vede la donna come unica responsabile delle attività di cura e le difficoltà concrete delle famiglie non viene certo meno. Quindi rilanciamo con questi nuovi criteri.
Solo il 7 per cento dei padri prende il congedo di paternità in alternativa alla madre; lo dice l’Istat e ne risultano evidenti le cause, dovute a resistenze culturali e alla disparità salariale che favorisce i lavoratori uomini.
Eppure ai corsi di preparazione alla nascita, frequentati con interesse anche dai padri, riscontriamo in crescita la volontà di conoscere le normative e utilizzarle.
Il desiderio si scontra con un mercato del lavoro non organizzato a recepire richieste ancora impreviste da parte del lavoratore padre.
Chi prende il congedo si vede penalizzato su lavoro e stipendio come accade alle madri.
Per incoraggiare i padri ed equilibrare i diritti di entrambi i genitori occorrerebbe un intervento realmente innovativo, ma nel testo del Jobs Act, di cui si attende il decreto attuativo, si prospettano ancora timide proposte.
Il Jobs Act poteva rappresentare un’occasione al riguardo. Tra l’altro, considerando il fatto che le novità introdotte in termini di conciliazione hanno un carattere sperimentale e annuale, forse si poteva osare qualcosa di più volgendo lo sguardo, come avviene ormai in tutta Europa, anche ai neopadri, scardinando il concetto di “sostituzione” e favorendo concretamente la “condivisione” fra i generi”.Per altre informazioni sui congedi dei padri vedi anchehttp://sociale.regione.emilia-romagna.it/oggicipensapapa
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