Coop. portuale: «Riforma, no alla deregolamentazione: sono a rischio formazione e sicurezza»

Ravenna | 03 Febbraio 2015 Economia
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La bozza di revisione della legge 84/94 che ha istituito le Autorità portuali e disciplina l’ordinamento e le attività dei porti italiani sta creando molta agitazione a Ravenna, in particolare nella Cooperativa portuale. «La bozza fatta non propone una liberalizzazione, ma una deregolamentazione spiega - il presidente Allen Boscolo -. Questo porterebbe a un imbarbarimento di tutto quello che significa lavorare nel porto a Ravenna, tornando indietro di 40 anni almeno, al caporalato, alla lotta senza quartiere per accaparrarsi il lavoro, alla retrocessione rispetto a quelle che sono state le conquiste in ambito di sicurezza».
L’abrogazione proposta dell’articolo 17 porterebbe alla fine dei monopoli sulle banchine degli scali dal 31 dicembre 2015: qualsiasi cooperativa o società interinale potrebbe proporsi ai terminalisti senza un controllo da parte dell’Autorità portuale. «Quello che ci preoccupa di più è l’aggressività che porterebbe sul mercato - continua Boscolo -: formazione e sicurezza sono il primo costo che si può abbattere e che dà la possibilità a soggetti molto disinibiti di entrare e di sbaragliare il campo. Noi spendiamo in un anno circa 700mila euro in formazione e abilitazioni varie, un soggetto che questi soldi non li spendesse metterebbe fuori mercato la cooperativa portuale subito, rendendoci assolutamente non concorrenziali e facendo pagare sulla pelle dei lavoratori questi risparmi».
A rischio anche gli investimenti fatti proprio in questi giorni dalla cooperativa: «Questo porta alla messa in discussione di tutti quelli sono stati gli investimenti tecnologici fatti e futuri. Arriveranno entro un paio di settimane 5 macchine per la movimentazione delle rinfuse oltre ad altre macchine più piccole per la stessa merceologia. Si tratta di investimenti per un milione di euro che si recuperano nell’arco a dir poco di 8-10 anni perché le marginalità sono bassissime».
Si mette a rischio un sistema di lavoro che mina un territorio già in crisi. «Un’uscita come questa poteva provocare da parte nostra una reazione emotiva di chiusura e potevamo disdire le 15 assunzioni che abbiamo fatto lunedì scorso, oppure disdire l’ordine della macchine appena acquistate per non sobbarcarci il costo di un mutuo per una macchina che il giorno dopo non varrebbe più niente - continua Boscolo -. Una bozza di legge lasciata passare così è in grado di destabilizzare un ambiente che non ne ha bisogno. Questo è solo terrorismo, si minano le basi su cui  si appoggia il lavorare bene».
«Teniamo monitorato l’andamento della bozza per avere la certezza che quegli articoli vengano stralciati e il dibattito sulla 84/94 riprenda da dove era stata lasciata - conclude il presidente -. Se non vi fosse un dietro front netto e deciso, come Cooperativa portuale siamo disposti alla mobilitazione più ampia per far si che le nostre ragioni vengano accettate, anche ad andare con i lavoratori a Roma. I nostri 500 lavoratori sono molto preoccupati: sono persone che vanno in banchina a cui si aggiunge un indotto diretto di altre 100 persone che verrebbero coinvolte in un progetto di destabilizzazione e annullamento di quello che è il concetto di lavorare in porto. La 84/94 può essere migliorata, ma non deve essere cambiata a prescindere».
Un alleato la cooperativa lo ha trovato nell’on. Alberto Pagani che sostiene che il Governo debba cancellare «quanto è contenuto nella bozza del Ministero dello Sviluppo economico - spiega Pagani - ed istituisca un tavolo in cui siano coinvolti, oltre alle forze produttive, imprenditoriali e della finanza, anche i lavoratori portuali ed i servizi tecnico nautici, che rappresentano la spina dorsale dei nostri porti attraverso le loro rappresentanze di categoria e sindacali. Certamente un confronto con gli operatori permetterà di ripensare la prospettiva di una riforma che deve servire ad accrescere la competitività dei porti italiani con un progetto organico sulla riorganizzazione del sistema di governo dei porti e senza arretrare nella sicurezza e nella qualità del lavoro e della navigazione».

Elena Nencini
cultura@settesere.it

Foto di Massimo Fiorentini

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