L’opera lirica al pub: non poteva che arrivare da Londra, dalla metropoli cuore di ogni nuova tendenza e di ogni spericolata sperimentazione, lo spettacolo che promette di rivoluzionare l’antico rito operistico sottraendolo alle rassicuranti e seriose sale teatrali per trasferirlo tra i tavoli di un’informale trattoria. E Ravenna Festival, da sempre attento a cogliere ogni novità e forma espressiva, non poteva lasciarsela sfuggire, trasferendola dall’anglosassone pub alla romagnolissima osteria, quella del Mariani.
OperaUpClose - letteralmente “opera da vicino” - è la giovane compagnia inglese che approda per la prima volta in Italia e che da qualche anno sta spopolando nel Regno Unito, ed oltretutto con il plauso della critica, mettendo in scena, appunto in piccoli pub-theatre e teatrini off, i blockbusters, gli hits del repertorio melodrammatico, e che a Ravenna porterà due delle sue più acclamate produzioni, ovviamente rivisitate in stile OperaUpClose: L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti (15, 16 e 17 giugno) e La Bohème di Giacomo Puccini (17, 18 e 19 giugno). “Quando abbiamo iniziato nell’ottobre del 2009 - spiega Robin Norton-Hale, giovane regista e direttrice artistica e fondatrice, insieme ad Adam Spreadbury-Maher, della compagnia - con la produzione sperimentale della Bohème al Cock Tavern Theatre di Kilburn, un teatrino da 35 posti al secondo piano di un pub dall’atmosfera decisamente popolare, non sapevamo se qualcuno sarebbe venuto a vedere lo spettacolo, né se avremmo trovato cantanti lirici disposti a lavorare in un ambiente tanto grezzo e tanto ai margini”. Ma il successo arrivò subito, clamoroso, e lo spettacolo rimase in scena per ben sei mesi. Da allora un’opera dietro l’altra OperaUpClose ha riletto capolavori come Madama Butterfly, Il barbiere di Siviglia, La traviata, Carmen, Tosca e tanti altri: “Perché nell’opera c’è tutto – continua Robin: musica, canto, recitazione, poi costumi e scene. E’ una combinazione capace di coinvolgere il pubblico con un impatto emotivo, anche a livello inconscio, che non ha eguali. L’importante è riuscire a realizzare la piena fusione dei diversi elementi di questa straordinaria forma teatrale, allestendola nel modo migliore e il più fedelmente possibile… nonostante la traduzione in lingua inglese, naturalmente”.
Una fedeltà che però, si coniuga con una grande libertà soprattutto nella scelta dell’ambientazione e una punta di irriverenza molto… british. E’ il caso, ad esempio, dell’Elisir d’amore proiettato dall’ameno “villaggio, nel paese de’ Baschi” pensato dal librettista Felice Romani al più intrigante mondo hollywoodiano degli anni Cinquanta: risultato un cocktail di invenzione fantastica dal sottotitolo eloquente Something funny is happening in the Hollywood hills. ‘Perché nel libretto tradotto da Thomas Eccleshare - premiato col Verity Bargate Award - e messo in scena per la regia di Valentina Ceschi (scene e costumi Kate Lane, luci Ben Polya), l’azione si sposta nella Hollywood anni ‘50, nella villa con piscina di Adina, bionda e sexy star del cinema, mentre Nemorino, suo garzone di piscina e aspirante sceneggiatore, cerca di conquistarla chiedendo aiuto allo stilista Dulcamara, un creativo cialtrone (ideatore, tra le tante cose del “neo di Marilyn”!) che gli rifila un elisir che altro non è che un gin fizz con tanto di ombrellino. Nonostante il quale Nemorino riuscirà comunque a sconfiggere il rivale in amore, Belcore, borioso soldato forse più attratto dalla carriera politica (e dalle belle donne – le due cose sembrano inseparabili!) che dal matrimonio con Adina. Una sequela di colpi di scena, ammiccamenti, esilaranti trovate che restituiscono al pubblico tutta la verve della spumeggiante farsa di Donizetti, affidandone l’interpretazione ai giovani cantanti: Prudence Sanders Adina, Alex Vearey Roberts Nemorino, Richard Immergluck Belcore, Dickon Gough Dulcamara e Caroline Kennedy Gianetta. Sul fronte musicale la direzione è affidata pianoforte David Gostick (pianoforte) affiancato da Frances Higgs (viola) e Racheal Moorhead (sassofono).