Federico Savini
Data la stagione, probabilmente non sarà proprio «solatìa» la Romagna che accoglierà Paolo Poli nel suo omaggio teatrale a Giovanni. Il grande attore e regista porterà sul palcoscenico del teatro di Cervia, giovedì 19 e venerdì 20 alle 21, lo spettacolo Aquiloni, un irriverente tributo al poeta di San Mauro, accompagnato in scena da quattro attori e cantanti, oltre che da scene e costumi che ricreeranno, secondo lo stile filologico ma al tempo stesso eccessivo di Poli, il clima dell’epoca pascoliana e dell’influenza che il poeta ha esercitato sulla cultura italiana della prima metà del ‘900. «Sono tornato a visitare Pascoli in vecchiaia dopo averne consumato dosi massicce in gioventù – attacca Poli, con il suo eloquio inconfondibile -, d’altra parte sono affezionato a Pascoli perché recitarlo in pubblico, da bambino, rappresentò per me la prima occasione per qualche applauso. Pascoli era studiatissimo a scuola, soprattutto con le Myricae, perché era osannato da Benedetto Croce. A dire il vero, però, per questo spettacolo ho voluto riscoprire un altro Pascoli»
Quale di preciso?
«Non quello privato, con i contorni delittuosi della sua vicenda personale. Mi interessa il Pascoli che fu pioniere del plurilinguismo, ma anche il Pascoli dei poemetti e delle liriche più famose, il Pascoli che parlava di emigrazione e usava dialettismi e lingue straniere storpiate. Sono molto legato anche al Pascoli che elogiava gli strumenti agricoli e il mondo contadino dell’Italia di allora, il poeta ammirato da Mussolini che non perdeva occasione per mettersi a pancia nuda a tagliare il grano. E’ un mondo contadino a cui sono legato personalmente, anche perché durante la guerra furono proprio dei contadini a ospitarmi e salvarmi. Nell’Italia di allora la povertà era considerata una cosa buona: si diceva che l’italiano era sobrio, mangiava una volta al giorno contro i cinque pasti degli “orchi” inglesi. Prima ancora dei futuristi poi Pascoli inserì i versi degli animali nella poesia».
Pensa che la sovraesposizione scolastica abbia fatto del male a Pascoli?
«Alla lunga sicuramente sì, e buona parte della colpa fu di quella strega della sorella Mariù, che sopravvisse a Giovanni curandone antologie per piccini che alla lunga hanno fornito un’immagine sbagliata della poesia di Pascoli, per inciso l’unico poeta della sua epoca che si potesse mettere di fronte a D’Annunzio. Da allora, Pascoli viene sempre percepito come “vecchio”».
Porterà questo spettacolo in terre molto vicine a quelle pascoliane. Conosce Cervia?
«Sì, certo, sono venuto tante volte e trovo sempre un pubblico affettuoso, come del resto accade sempre in provincia. Il pubblico delle province è affamato di spettacolo e vuole vedere le cose dal vivo, hic et nunc, non aspettare il film americano dieci anni dopo! Io poi tengo sempre a mente che Recanati è in provincia, e con quello che ci ha regalato ha ben poco da invidiare alla città».
Biglietti 12-20 euro, info
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0544/975166 GRATIS end_of_the_skype_highlighting. Paolo Poli incontrerà il pubblico venerdì 20 alle 18.30 nel Ridotto del teatro.