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Un calo dei volumi strutturale dal 2008 ad oggi di circa un terzo, con una conseguente diminuzione del fatturato (che nel 2012 si è attestato intorno ai 200 milioni di euro) e quindi un eccesso di produzione e di personale altrettanto importante. E' questa la fotografia della Cooperativa Ceramica d'Imola che ha confermato per il terzo anno «qualche centinaia di dipendenti in esubero», spiegano i sindacati. Qualche centinaia perché i lavoratori devono ancora incontrarsi in assemblea con i sindacati, ma il numero esatto è sicuramente vicino alle 600 unità dichiarate nel 2010. Lo stabilimento di Faenza occupa tra le 320 e le 350 unità - a seconda dei periodi per tenere la cassa integrazione il più equilibrata possibile - dei 1.789 dipendenti totali.
La cassa integrazione straordinaria ottenuta per sei mesi dal Ministero del Lavoro scadrà il prossimo 10 agosto, ma da parte della Regione c'è l'impegno ad aprire una cassa integrazione in deroga per arrivare fino alla fine dell'anno, per poi scavallare fino alla primavera del 2014, quando si potranno riutilizzare i contratti di solidarietà, già usati per quattro anni da aprile 2008 alla primavera 2012. «Siamo chiaramente preoccupati, ma in questo momento, nonostante le palesi difficoltà del settore e dell'azienda, l'impresa non procederà a licenziamenti - dichiara Enrico Castellari, sindacalista della Filctem Cgil che segue la cooperativa per la parte faentina -. E' facile immaginare che questi esuberi strutturali sia-no difficilmente ricollocabili in azienda». A questo punto si apre una nuova partita, utilizzando sempre gli ammortizzatori sociali a disposizione nei prossimi anni, «che si giocherà a tre - continua Castellari -: sindacati, cooperativa e istituzioni. Gli esuberi vanno ben quantificati e garantiti. Nel mentre si dovranno studiare i modi più idonei affinché vengano riassorbiti in un tessuto economico più vasto». I sindacati chiedono all'impresa «di fare investimenti e di riposizionarsi in un mercato di alta gamma e altri formati - conclude il sindacalista -. Cooperativa Ceramica si deve spostare su quel segmento, se è quello che chiede il mercato in questo momento. Le produzioni per l'edilizia residenziale in cui era specializzata l'azienda, in questo momento non trovano sfogo sul mercato. A questo scopo sono necessario un intervento di ristrutturazione organizzativa del lavoro e un migliore funzionamento degli impianti con l'obiettivo di contenere al minimo l'impatto occupazionale negativo. Per questo non escludiamo un'equa riduzione degli orari per salvaguardare al massimo l'occupazione».
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