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ECONOMIA | Ghetti, proteste contro Volkswagen. Si lavora per il rinnovo della cigs

Ravenna | 12 Giugno 2013 Cronaca
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Le foto di Massimo Fiorentini

La matassa del caso Ghetti continua a non sbrogliarsi. Nonostante le rassicurazioni del maggio scorso, ancora nessuno del Gruppo Volkswagen si è fatto vivo per proporre una soluzione di continuità produttiva della concessionaria. Così i 93 lavoratori rimasti in organico hanno organizzato un picchetto che si è svolto martedì 11 giugno scorso davanti ai cancelli della concessionaria Ghetti di Ravenna a Fornace Zarattini. «Ormai il disagio di noi lavoratori è divenuto insopportabile a causa dell’aumento esponenziale dell’utilizzo della cassa integrazione e dell’assoluta mancanza di risposte da parte del Gruppo Volkswagen - hanno spiegato i dipendenti davanti ai cancelli -, il quale nonostante i proclami fatti anche a mezzo stampa non ha ancora dato alcuna risposta in merito alla vicenda».



«Il presidio è andato molto bene, visto che tanta gente ha espresso la propria solidarietà - racconta Antonio Mantovani della Filcams Cgil -. Sono venuti sia il presidente provinciale Claudio Casadio, sia il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci che l'assessore faentino Germano Savorani, un segno tangibile di come le istituzioni in questa prima fase siano vicine».
Il 20 giugno si terrà l'incontro del tavolo provinciale con i rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni per analizzare eventuali strategie da adottare per un reimpiego del personale. A settembre scadrà la cassa integrazione straordinaria ministeriale per ristrutturazione (che interessa le altre 83 persone), ma l'assenza d'investimenti (Ghetti non può fare senza avere più il marchio da vendere) renderà una partita non scontata il rinnovo.
Negli stessi giorni ci sarà un incontro con la famiglia Ghetti per avviare la richiesta di cassa integrazione in deroga per altri 6 mesi per i 10 dipendenti di Lugo da evadere entro il 30 giugno. «Nei Ghetti è ormai chiara la rassegnazione che la frattura con Volkswagen non sia più sanabile - conclude Mantovani -. Ora bisogna trovare una soluzione condivisa e che porti a favorire nel miglior modo possibile l'ingresso di un altro imprenditore. Le strutture sono di Ghetti, deve chiedere un canone, ma in questa fase deve fare in modo da essere anche attrattivo per chi subentra. Il grosso che manca in questo momento è Volkswagen: deve mantenere alto il proprio impegno, favorire l'ingresso di un acquirente e dare seguito alla dichiarazione d'intento che ha fatto a Verona nella quale prometteva di mantenere la vendita nel ravennate. Per ora i fatti dicono il contrario: da agosto chi vorrà comprare un'Audi dovrà andare fuori provincia e questo fidelizzerà i clienti verso altri venditori».
Intanto i sindacati lavorano per mantenere il service su Faenza e Ravenna anche dopo la cessazione della vendita di Audi ad agosto e di Volkswagen nel 2014. Nelle officine, ad oggi, lavorano circa 25 persone delle 93 rimaste.

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