Registro della bigenitorialità, solo a Cervia c'è, non a Ravenna, Faenza e Lugo
Inviare anche al genitore che non vive con il figlio, quello non collocatario, le informazioni importanti che riguardano la vita del minore: quelle su scuola e salute, in primis. C’è questa esigenza alla base del Registro della bigenitorialità istituito all’Anagrafe del Comune di Cervia quasi due anni fa per evitare che, in caso di coppie separate o divorziate, la mamma o il papà che non vivono con i figli siano tagliati fuori dalle comunicazioni che potrebbero, altrimenti, non ricevere mai. Quello di Cervia è l’unico esempio in provincia di Ravenna. Se si allargano i confini alla Romagna, il solo Comune che ha annunciato di voler fare lo stesso è Santarcangelo, nel Riminese. Cervia, di fatto, ha recepito l’input dell’associazione “Genitori per sempre”, che a sua volta aveva seguito il modello di Parma e Verona: “Dall’Amministrazione – spiega il segretario Simone Lucchi – abbiamo ricevuto grande interesse e sostegno, tanto che il Comune è poi stato il primo in Italia ad aprire lo Sportello della bigenitorialità, che non serve solo per iscrivere i bambini al Registro ma per assistere chi ha problemi con l’ex coniuge, donne o uomini che siano. Uno strumento finalmente a disposizione anche dei papà, purtroppo spesso poco sostenuti quando c’è una separazione di mezzo. Noi, reperibili 24 ore su 24, spesso accompagniamo i genitori allo sportello: per tutelare i diritti dei bambini, nostra missione, si parte in molti casi dal tutelare quelli degli adulti”. Sono 14, al momento, i minori iscritti al Registro: la loro residenza resta una sola ma le comunicazioni devono fare riferimento ai due domicili indicati dai genitori.
Finora, conferma la referente del servizio Pari opportunità Cristina Zani, problemi di gestione non ne sono stati riscontrati: “Anche in presenza di contesti familiari molto conflittuali, non abbiamo avuto difficoltà con le coppie. Del resto, noi spieghiamo che l’iscrizione al Registro non implica cambiamenti di residenza e non ha effetti sulle decisioni che riguardano le separazioni. E non si tratta solo di un atto anagrafico: affianchiamo sempre, infatti, anche una consulenza”. Nel caso che uno dei due genitori rifiuti l’iscrizione, questa va comunque avanti, a meno che entro trenta giorni non venga dimostrato che il richiedente non ne ha diritto.
Nel resto della provincia, però, l’idea del Registro non è stata accolta. Come a Faenza, dove se ne era parlato un paio di anni fa: “I nostri uffici – spiega il sindaco Giovanni Malpezzi – hanno dato parere negativo. Il Registro potrebbe creare ulteriori elementi di criticità nelle coppie separate, con conseguenti difficoltà a gestirlo. Noi eseguiamo solo quello che il Tribunale ci dice”. Diversa la posizione del Comune di Lugo, dove un ordine del giorno per introdurre il Registro era stato presentato nel 2015 dall’opposizione. Dopo il parere del Garante regionale dell’infanzia, che lo ritiene lodevole dal punto di vista culturale ma con un rischio intrinseco, quello di non tutelare davvero i minori ma di accentuare le tensioni tra i genitori, a prendere in mano la questione è stata Marta Garuffi, capogruppo del Pd in consiglio comunale: “Ho chiesto un approfondimento con alcuni esperti in materia. Al di là del colore politico, credo che in casi come questi sia davvero necessario capirne di più. Il nostro non è un no definitivo. Dobbiamo solo valutare meglio”. A Ravenna, nella passata legislatura, l’ordine del giorno presentato da Forza Italia per istituire il Registro era stato approvato quasi all’unanimità. Ma poi è rimasto lettera morta: “La prossima settimana – spiega Alberto Ancarani, capogruppo in consiglio comunale – rilancerò il tema ripresentando quell’ordine del giorno o con un’interrogazione per chiedere a che punto siamo dell’iter”. (Silvia Manzani)
L’AVVOCATO
“Non basta. Serve la mediazione familiare”
"Ben venga, ma non basta". Michela Foti, ravennate, avvocato e mediatrice familiare, è favorevole al Registro della bigenitorialità. Ma a suo dire, quello che serve davvero quando una coppia separata è altamente conflittuale, è un percorso di mediazione familiare: "In Italia, le istituzioni ancora non la recepiscono. Ma se gli ex coniugi non vengono educati a comunicare, tutto il resto lascia il tempo che trova. Credo che il Registro possa essere una buona cosa ma forse è davvero utile solo se la coppia ha già buoni rapporti. In questo caso, l'utilità sta nel fatto che se al genitore collocatario sfugge una comunicazione, l'altro ne viene comunque a conoscenza. Tutto qui".
LA STORIA
“Noi, mosche bianche. Ma la nostra scelta è consigliabile”
“L’eccezione. Ma dovrebbe essere la regola”. Gabriele Gardella è uno degli iscritti, insieme all’ex compagna, al Registro della bigenitorialità del Comune di Cervia. Separato da lei da quando è nata la loro figlia, oggi 15enne, si considera un po’ una mosca bianca: “Io e la madre di Giulia abbiamo sempre avuto buoni rapporti. Tante volte, quando ricevo le comunicazioni sulla scuola o la salute di nostra figlia, in realtà so già che cosa c’è scritto, perché mi è stato detto qualche giorno prima. Credo che il Registro, d’altro canto, possa essere un enorme passo in avanti in quelle situazioni familiari in cui il conflitto e la mancanza di dialogo impediscono agli ex coniugi di comunicare sui temi importanti della vita dei figli. Io, quando mia figlia era alla medie, venivo a sapere anche dei colloqui dei professori: un modo per non sentirsi esclusi alla vita dei propri bambini”.
I NUMERI
Separazioni e divorzi in crescita
Anche in Emilia-Romagna, soprattutto sulla spinta della novità normativa del cosiddetto divorzio breve, aumentano i matrimoni che giungono al capolinea. Le separazioni, dal 2014 al 2015, sono passate da 6.143 a 6.929. I divorzi, nello stesso periodo, da 3.774 a 7.405. Numeri dell'Istat, che nell'ultimo rapporto ha anche segnalato come - a livello nazionale - poco più della metà delle separazioni (54%) e il 39,1% dei divorzi del 2015 abbiamo riguardato matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni.