Tamburini lavora con Rai Cinema al suo primo lungometraggio
Claudio Ossani
«È come andare alle Olimpiadi» dice a un certo punto Alessandro Tamburini, impegnato da qualche settimana nel montaggio del suo primo lungometraggio. «Ho girato con la macchina da presa digitale Arri Alexa, che era il mio sogno, ho avuto a disposizione un budget vero e l’occasione di un cast e una troupe veramente di grande livello».
Il titolo del film ancora non è definitivo, il titolo di sempre è Ci vuole un fisico, il titolo sognato dal regista di Barbiano di Cotignola sarebbe Le maniglie dell’amore. «Ma deciderà tutto Rai Cinema - spiega Tamburini -, che è entrata subito nel progetto, ne ha acquistato i diritti e sarà il nostro distributore in sala a inizio 2018».
Dopo aver vinto il bando di finanziamento alla Direzione Generale per il Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, per la sceneggiatura completa di Ci vuole un fisico era già tutto pronto. Il diverso finale e l’intreccio ben più sviluppato tra i due protagonisti - due ragazzi che si sentono brutti e che si incontrano per caso dopo una reciproca buca - ha convinto attori importanti a partecipare alle riprese, tra cui Claudio Bigagli (il tenente Montini di Mediterraneo) e Niccolò Senni (il dimenticato di Torneranno i prati) e il faentino Roberto Cimatti a lavorare come direttore della fotografia. «Quella è stata la vera svolta - racconta Tamburini - perché Cimatti è un grande professionista, scrupoloso e sempre rassicurante. Per me è stato importantissimo potergli affidare molte scene, perché così come nel corto originale che ha ispirato il film non ho rinunciato a recitare».
Già, perché il regista romagnolo è il protagonista insieme ad Anna Ferraioli Ravel, in quella che Tamburini definisce «Una commedia all’italiana, ma come piacciono a me, contaminata da quel gusto amatoriale che ho imparato dal mio idolo Gian Vittorio Baldi». I due ragazzi, dopo l’incontro al ristorante già presente anche nel corto, dovranno affrontare uno sciopero dei mezzi pubblici e incontreranno anche i buffi personaggi che in questi anni sono stati la cifra stilistica di Alessandro Tamburini. «In questo mio primo lungometraggio ho voluto i miei feticci Ezio Camorani di Solarolo e Tommaso Pignatta, che è di Barbiano come me, ma la vera sorpresa sul set è stata ritrovare Anna, la protagonista femminile, dimagrita di quasi 30 chili, una novità che mi ha costretto a cambiare in corsa la sceneggiatura».
Il film ha avuto il sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission ed è stato girato a Modena da metà ottobre a metà novembre, con una scena importante in trasferta a Lido degli Estensi. «Sono contento - chiude Tamburini -, ci avevano proposto le location di Rimini e Bologna, ma io volevo evitare le trappole dei fantasmi di Fellini o dei richiami a Pupi Avati. Ora il difficile sta nel montaggio, che seguo personalmente, e che insieme alla post produzione ci impegnerà per molti mesi».